mercoledì 29 giugno 2011

TU SEI PRONTO?


Preannunciare eventi apocalittici, distruzioni del mondo e catastrofi naturali è ormai all’ordine del giorno. Dai Maya a Nostradamus, dalle religioni moderne agli scienziati: ognuno proclama il proprio e personale “tempo della fine”.
La Bibbia sostiene con certezza assoluta che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, colui che è morto e risorto per i peccati dell’umanità, ritornerà dal cielo per prendere con sé la Sua chiesa e giudicare il mondo.
Potrebbe sembrarti la trama di un romanzo fantasy, forse sorridi davanti a queste parole, ma la Sacra Scrittura, che sempre si è dimostrata attendibile, dichiara questa verità con estrema determinazione.
La venuta di Gesù sulla terra, oltre 2000 anni fa, era stata preannunciata da numerosi profeti e sebbene pochi vi credessero, questa si è verificata. Nel Nuovo Testamento la seconda venuta di Gesù, ovvero il suo ritorno, è menzionata oltre 300 volte; libri interi ed interi capitoli le sono dedicati. La seconda venuta di Gesù è sicuramente uno tra i più importanti argomenti della Bibbia.

I discepoli avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, e due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesú, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo" (Atti 1:10-11).


                                                      COME?
Come avverrà questo momento, generalmente conosciuto con il nome di avvento?
Il ritorno di Gesù si concretizzerà in due momenti principali: il “rapimento” dei credenti ed il giudizio dei non credenti. Perché davanti a Dio non esistono classificazioni razziali, nazionali, ideologiche o politiche, ma gli uomini si suddividono solamente a seconda della condizione della loro anima in salvati e non salvati. Al momento del ritorno di Gesù i salvati, ovvero coloro che hanno ricevuto Cristo Gesù e la sua opera nella propria vita, verranno rapiti nel cielo. L’apostolo Paolo si esprime in questo modo: Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e cosí saremo sempre con il Signore. (I Tess. 4:15-17). Quale gloriosa promessa! Ancora Gesù stesso afferma: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giov. 14:3). Ancora, sempre Gesù dice:  “Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli a raccogliere i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremo della terra all'estremo del cielo” (Mar. 13:26)
Il ritorno di Gesù sarà un momento sublime nel quale la vera chiesa, paragonata ad una Sposa andrà incontro al suo Sposo, il Figlio di Dio per celebrare delle nozze che dureranno per sempre.
Tuttavia, per coloro che hanno rifiutato la Grazia di Dio o vissuto una religiosità superficiale , il ritorno di Gesù rappresenterà un momento di terribile angoscia. Cristo non sarà più come “un agnello umile, muto davanti a chi lo tosa”, ma verrà come Re dei re e Signore dei signori per giudicare il mondo e retribuire ciascuno secondo il suo operato. In quel giorno la Bibbia parla di un “pianto ed uno stridore di denti” che non conoscerà pace.
Oggi, amico/a, è il tempo della Grazia. Oggi le braccia della misericordia di Dio sono aperte per riceverti. Oggi, per te, non c’è giudizio, ma perdono; non c’è condanna, ma vita eterna. Non aspettare a ricevere Cristo nella tua vita, perché non sai per quanto tempo questo sarà ancora possibile!

QUANDO?
Abbiamo visto Come e Chi riguarderà il ritorno di Gesù; ma quando avverranno queste cose?
Come abbiamo detto nell’introduzione, gli uomini hanno fatto (e fanno ancora oggi) innumerevole tentativi di stabilire il momento in cui il Figlio di Dio tornerà. La Bibbia insegna chiaramente che non è possibile stabilire il momento della sua seconda venuta. Infatti è scritto (a più riprese) che quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento.(Mar. 13:32-33).
A nessuno è dato di sapere quando si verificherà questo evento, sebbene la Bibbia e gli eventi che ci circondano fanno ben pensare che questo non sia molto lontano. Ogni vero credente dovrebbe vivere la propria vita come se Gesù tornasse oggi: sempre pronti, sempre fedeli.
Una cosa è certa, ogni giorno che passa il ritorno di Cristo è più vicino: Gesù è alle porte.
Tu sei pronto? Il tuo destino eterno dipende da te. La porta è aperta, ma potrebbe essere solamente per oggi. Accetta l’invito di Dio, non rimandare, perché Gesù sta per tornare.


lunedì 20 giugno 2011

IL PRIMO POSTO


Ognuno di noi possiede un determinato insieme di valori e convinzioni. Sono proprio questi valori e queste convinzioni a dare significato alla nostra esistenza, al nostro tempo, alle nostre risorse ed energie. Famiglia, lavoro, realizzazione personale, hobbies, sono solamente alcuni esempi di quelli che potremmo definire i “principi fondamentali” di una vita equilibrata.
A stabilire la nostra condotta tuttavia, non è solamente la scelta di quali valori promuovere, ma anche (e soprattutto) le priorità che ad essi attribuiamo.
Ad esempio, “famiglia” e “lavoro” potrebbero essere entrambi degli elementi importanti, ma a seconda della priorità che viene loro assegnata, verranno effettuate scelte differenti. Se il lavoro viene prima della famiglia, si potrebbe sacrificare una uscita con i propri figli in cambio di una promozione. Viceversa, se la famiglia viene considerata una priorità maggiore, si potrebbe rifiutare un aumento di stipendio per avere la possibilità di trascorre più tempo con il proprio coniuge.
Le priorità che attribuiamo alle nostre convinzioni sono fondamentali. 

E Dio, il tuo Creatore, che posto occupa nella classifica dei tuoi valori?


UNA POSIZIONE SCOMODA
“Tutto sommato, io credo che Dio esista”
“Ogni tanto vado in chiesa”
“Ritengo vere alcune cose scritte nella Bibbia, ma non tutte”

Probabilmente molte persone si riconoscono in espressioni simili a queste. Dio e la spiritualità hanno effettivamente un posto nella personale scala di valori, ma è una posizione marginale.
Quanti potrebbero invece affermare che “Dio è il TUTTO della mia vita”? Oppure, quanti potrebbero sostenere fieramente che “Dio non è semplicemente una parte della mia esistenza, bensì il centro stesso su cui ruotano tutte le mie scelte”?
Caro amico/a, è importante che tu sappia qualcosa di fondamentale:

Se Dio non ha il primo posto delle tue priorità, non avrà nessun posto nella tua vita.

Dio non si accontenta del secondo posto. Non ha certamente bisogno che tu “lo accontenti” dedicandogli il superfluo del tuo tempo e delle tue energie, cercando magari di placare la tua coscienza. L’Eterno non accetterà mai parte del tuo cuore, parte della tua anima o parte delle tue forza, ma la Bibbia afferma: 
Tu amerai il Signore, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze”. (Deuteronomio 6:5).
Queste parole potranno sembrarti dure, ma se al primo posto della tua vita c’è la tua famiglia, il tuo lavoro, o forse la tua persona stessa, allora devi sapere che anche la religiosità che pratichi, qualunque essa sia, sarà solamente un bell'abito di formalità, privo di qualsiasi sostanza che certamente non ti condurrà alla vita eterna.
Dio non può essere un accessorio della tua vita ed essere cristiano non significa vivere una religiosità mediocre, superficiale, condita delle proprie convinzioni personali.


UNA NUOVA VISIONE
Non è certamente facile togliere la prima priorità della vita per lasciare quel posto a Dio. Il punto fondamentale, a volte difficile da comprendere, è che tutto il vero cristianesimo insegnato da Gesù non è facile. Si basa sulla rinuncia di sé stessi, sull’amore e sul perdono dei nemici, su scelte difficili ed impopolari, sulla derisione di chi ci sta attorno, perchè il cristiano vive controcorrente.
Se stai praticando un cristianesimo facile e confortevole, senza difficoltà ed ostacoli, sappi che molto probabilmente è un cristianesimo lontano dal “progetto” di Cristo: comodo, ma inutile.
Collocare Dio al primo posto della vita è difficile, forse umanamente impossibile. Ed è proprio per questo che Dio stesso, attraverso la sua meravigliosa Grazia, rende l’uomo capace di amarLo veramente.
Oggi, se il Signore occupa un posto secondario della tua vita e questo ti porta a vivere una religiosità priva di qualsiasi spessore e concretezza, sappi che Dio è pronto a fare qualcosa per te se tu sarai disposto a riceverlo.
Scopri nella Bibbia cosa Dio desidera da te e, dove ti trovi, prega che Lui si faccia conoscere realmente nella tua vita, offrigli il primo posto nel tuo cuore e nelle tue priorità.


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giovedì 19 maggio 2011

Un solo mediatore


Secondo il dizionario della lingua italiana, il mediatore può essere definito come colui che interviene per determinare l’accordo tra due parti. Questo concetto ci è molto chiaro quando pensiamo, ad esempio, ad una “mediazione immobiliare”: tra il venditore di una casa e l’interessato acquirente si pone “nel mezzo” il mediatore, che lavora da entrambe le parti per consentire il raggiungimento di un accordo. O ancora, nel caso di una disputa tra due persone, potrebbe essere eletto un terzo che, con il ruolo appunto di mediatore, cerchi di portare la riappacificazione tra le parti.
Anche l’uomo, con la sua tendenza naturale a peccare e a disubbidire alla legge di Dio, si trova in una condizione di lontananza dal Padre e necessita quindi di un mediatore, di qualcuno che porti “la pace” tra le due parti. Chi può tuttavia ricoprire un ruolo così importante e complesso?

C’E’ UN SOLO MEDIATORE
Durante il corso della storia del cristianesimo, l’uomo ha “proposto” (e propone ancora ai nostri giorni) diverse figure che tentino di mediare la creatura nei confronti del suo Creatore.
Per molti infatti, ancora oggi, un possibile mediatore è il “sacerdote”. Un uomo che, investito della carica divina, possa assolvere gli errori del fedele e quindi ristabilire un buon livello di armonia tra Dio e il cristiano. Oppure alcuni ritengono che uomini già morti e in una condizione di “santità”, possano intercedere davanti a Dio perché conceda all’uomo "una grazia".
Tuttavia la Bibbia, fondamento basilare del cristianesimo, scredita ogni forma mediatore “fai-da-te” frutto di invenzione umana, per lasciare il posto all’unico in grado di assolvere realmente a questo compito: Gesù Cristo. E’ scritto infatti: “C'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo.” (I Timoteo 2:5). Il Figlio di Dio è l’unico mediatore in grado di riappacificare il Padre con il credente.
Anche per il perdono del peccato la mediazione di un uomo non ha assolutamente alcun valore, infatti la Scrittura afferma che “se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesú Cristo, il giusto.” (I Giovanni 2:1). Per quanto riguarda invece l’uno o l’altro “santo” che interceda per l’uomo, anche qui la Bibbia è molto chiara: “Cristo Gesú è colui che è morto e, ancor piú, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi” (Romani 8:34).
Solamente una persona può prendere la nostra preghiera, presentarla al Padre e ottenere misericordia: Gesù Cristo, Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo.

UN PARI LIVELLO
Abbiamo detto che tra uomo e Dio esiste un disaccordo, nel quale Dio è “la parte lesa” (offesa) dal peccato dell’umanità. Tuttavia, proprio il Padre, che è amore e desidera avere una relazione intima e profonda con la sua creatura, ha provveduto la soluzione: Gesù Cristo, suo unico Figlio, è morto sulla croce (al posto dell’uomo) per colmare l’ingiustizia creata dal peccato e riconciliare l’uomo con Dio.
Perché non poteva un semplice essere umano ricoprire questo ruolo? Perché non scegliere un profeta o un martire a sacrificare la propria vita per gli altri, ma proprio Dio stesso?
C’è un esempio che aiuta a comprenderne questo motivo.
Se un soldato semplice commette un torto nei confronti di un generale, a poco potrà contare l’intercessione di un altro soldato semplice per ottenere il perdono del primo. Ma se interviene un secondo generale, che ha lo stesso grado e livello di colui che è stato offeso, e intercede affinché il torto commesso dal soldato semplice sia perdonato, allora questo avverrà.
Colui che intercede per qualcun altro ha credibilità nel momento in cui ha lo stesso “grado di autorità” di colui che è stato offeso.
Allo stesso modo, l’offesa procurata a Dio Padre dal peccato dell’uomo non può essere perdonata tramite l’intercessione o l’assoluzione di un altro uomo, ma solo attraverso qualcuno che abbia la stessa autorità di Dio Padre: Gesù Cristo, il quale, essendo allo stesso livello di Dio, intercede e ottiene misericordia grazie al suo sacrificio sulla croce, che ancora oggi è in grado di perdonare e rendere libero l’uomo.

A chi stai rivolgendo oggi la tua preghiera? Su cui ti stai appoggiando per ottenere una riappacificazione con Dio? Se la risposta è su un uomo, sia vivo che morto, sappi che la tua richiesta non potrà trovare risposta davanti al trono di Dio. Oggi stesso indirizza il tuo sguardo verso Cristo Gesù, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, rifletti sul suo sacrificio compiuto volontariamente ed espressamente per te, ed affida a Lui la tua vita. 


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mercoledì 27 aprile 2011

La dottrina del Purgatorio: realtà o invenzione?



Per concludere la sezione “Vita dopo la morte” non ci resta che parlare del Purgatorio, che secondo la religione “ufficiale” indicherebbe un luogo di purificazione successivo alla morte, che consentirebbe l’accesso al cielo anche ai “quasi” buoni, grazie ad un percorso di sofferenze e alle preghiere di intercessione dei vivi. Un luogo in cui il peccato viene cancellato in cambio di un periodo, più o meno lungo, di pene “riparatrici”, prima di poter entrare a pieno titolo in Paradiso. Senza dubbio, una soluzione di questo genere induce una sorta di consolazione rispetto alla propria condizione, dal momento che anche se l'uomo non dovesse vivere una vita secondo i canoni di Dio, Dio si dimostrerà  comunque tollerante in cambio di qualche patimento.  
Ma quanto c’è di vero di tutto questo?


REALTA’ O INVENZIONE?
E’ opportuno dichiarare subito con fermezza che questa dottrina è solamente frutto dell’invenzione umana. Basti considerare che fa la sua comparsa nel mondo religioso dopo ben mille anni dal cristianesimo proclamato da Gesù e dagli apostoli, e soprattutto che la Bibbia non fa mai menzione né del termine Purgatorio, né tantomeno di un simile concetto.
La Bibbia non fa mai riferimento ad una “via di mezzo”, anzi si può dire che il Nuovo Testamento riconosca solamente due classi di persone: i salvati ed i non salvati. Il destino eterno di ogni uomo viene determinato finché egli è in vita: la morte infatti chiude il periodo di opportunità, e ad essa segue il giusto giudizio di Dio.
Durante il corso della sua esistenza l’uomo ha la possibilità di incontrare la meravigliosa grazia di Dio, il “lasciapassare” per il Cielo, che già sulla Terra lo purifica dal peccato.


LA BIBBIA DICE…
Non solo la dottrina del Purgatorio non è presente nelle Sacre Scritture, ma addirittura si pone in aperto contrasto con esse. Infatti, nel purgatorio è l’uomo a purificare il proprio peccato, pagandolo con la propria sofferenza, ma la Bibbia sostiene che l’unica cosa che è in grado di cancellare il peccato è l’opera di Gesù Cristo alla croce, un’opera necessaria e sufficiente a trasformare il peccatore perduto in peccatore salvato.

"Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio." (Efesini 2:8)

"Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di Lui salvati dall'ira." (Romani 5:9)

"...sono gratuitamente giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù." (Romani 3:24)

"...una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio." (Ebrei 9:26)

"…Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1)

“…ma nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto.” (Salmi 49:7)

Questi sono solamente alcuni dei tanti passaggi della Bibbia che dimostrano, in maniera assolutamente chiara, che la salvezza si ottiene per la grazia che si riceve grazie al sacrificio di Gesù Cristo, e nessun sacrificio umano è in grado di coprire la gravità del peccato


Concludendo, la dottrina del Purgatorio non trova nessun riscontro nelle Sacre Scritture, anzi costituisce un pericoloso inganno per tutti coloro che si appoggiano su di essa. Sebbene gli uomini cerchino una via “secondaria” per il Paradiso, la Bibbia ci ricorda che solamente l’incontro diretto, reale e concreto con Dio, realizzato durante la vita terrena costituisce la via certa e sicura per giungere al Cielo. Dopotutto, se fosse stato sufficiente un sacrificio umano, per quale motivo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, sarebbe dovuto morire sulla croce?



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venerdì 15 aprile 2011

Esiste davvero l'inferno?



Se è vero che parlare di Paradiso e credere in esso è relativamente semplice, in quanto nell’immaginario comune rappresenta una idea sostanzialmente piacevole, è altrettanto vero che a causa della sua terribile natura, l’inferno è un soggetto al quale ci si allontana istintivamente. L’inferno è una delle dottrine più aggirate da parte di tutte le religioni, comprese quelle “cristiane”. Chi sostiene che l’inferno non esiste (annichilazionismo), altri che ritengono che Dio sia troppo buono per condannarvi l’essere umano (universalismo), altri ancora che considerano l’inferno come un luogo destinato solo alle persone veramente cattive (solitamente ladri ed assassini). Tuttavia la Bibbia ci dichiara con certezza che esso esiste e deve essere affrontato, perché rappresenta una verità incontrovertibile della rivelazione divina.

UNA VISIONE DANTESCA
Se chiedessimo quale sia la prima immagine che suscita alla mente il termine inferno, molti probabilmente risponderebbero qualcosa del genere: un luogo infuocato, diviso per “gironi” secondo i peccati commessi in vita, con la figura del diavolo, padrone di “casa”, con tanto di corna e forcone.
Effettivamente il concetto comune di inferno, nella nostra società, è molto influenzato dalla visione medievale, fortemente sottolineata dalla celeberrima opera di Dante Alighieri.
Tuttavia, sebbene l’inferno sia veramente un luogo di estrema sofferenza, la reale e più atroce punizione non saranno le “fiamme”, ma l’eterna ed irrimediabile separazione da Dio, il Creatore dell’uomo.
La Bibbia sostiene che in tale luogo, come per il Paradiso, la persona manterrà perfettamente la consapevolezza della propria identità. A tal proposito Gesù, nel vangelo di Luca, racconta una storia davvero emblematica, nella quale due uomini muoiono e seguono destini diversi: l’uno nel Paradiso e l’altro… “viveva nei tormenti”. Ancora viene definito come un luogo dove ci sarà “il pianto e lo stridore dei denti”, “di eterna infamia” e di “tormento giorno e notte”.
Per attenuare la reale e spaventosa realtà dell’inferno, osserviamo spesso intorno a noi diversi messaggi trasmessi dai mass media, i quali propongono un’immagine del Paradiso quasi “noiosa” contrapposta ad un inferno paradossalmente…divertente! Questo è semplicemente un terribile inganno, una devastante storpiatura.
L’inferno esiste, e non sarà certo sufficiente limitarsi a non credervi per evitarlo.

PERCHE’
Desideri un Dio giusto? Chi risponderebbe di no a questa domanda! Certo, ogni uomo desidera un Dio che sia giusto. Ed in effetti Dio è giusto, ma proprio la sua giustizia potrebbe essere, anche per te, un grosso problema.
Infatti, l’obiezione che più comunemente viene sollevata a riguardo della realtà dell’inferno è come sia possibile che Dio, che è amore, condanni l’uomo ad una simile condizione per l’eternità. Coloro che ragionano in questo modo non considerano che non può esistere un amore perfetto senza una giustizia perfetta. Non è Dio ad essere “crudele” verso l’uomo, è l’uomo che per sua libera scelta decide quale porta dell’eternità aprire. Anzi, per tutto l’arco della vita di un essere umano il Signore tenta in ogni modo di avvisarlo del pericolo e di portarlo sulla strada che conduce al cielo; ma Dio, che non viola la libertà che Lui stesso ha donato all’uomo, non lo costringerà mai a scegliere un percorso contro la sua volontà. Nella Bibbia è scritto che Dio dice all’uomo: “Io ho posto davanti a te la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva” (Deut. 30:19). L’amore del Creatore viaggia assieme alla sua giustizia, e la scelta spetta all’essere umano; la scelta spetta a te.

Cosa farai adesso? Non puoi sapere quanto durerà la tua vita, ed anche oggi Dio ti pone davanti la via della vita e la via della morte. Non puoi non scegliere, e nemmeno rimandare. Se scegli di intraprendere la via che porta al cielo, sappi che non sarà semplice, ma ne varrà la pena per l’eternità. Puoi invece optare per la soluzione più comoda, fingendo di non aver letto nulla e continuando “normalmente” la tua esistenza; questa è certamente una via “larga” e facile da percorrere, ma che ti porterà inevitabilmente in un luogo di sofferenze eterne e di insaziabile lontananza da Dio, il principio ed il senso della vita.
Trovarsi in quella condizione non sarà il risultato della “crudeltà” di Dio, ma la naturale conseguenza della tua scelta di oggi.
Oggi Gesù ti invita: “Entrate per la porta stretta, poiché la porta è larga e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e difficile la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Mat. 7:13-14)


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mercoledì 6 aprile 2011

Esiste davvero il Paradiso?


La storia delle religioni rivela il fatto che l’anima umana crede istintivamente all’esistenza di un luogo come il cielo. E questo istinto è stato innestato nell’anima da Dio stesso, il creatore di tutti gli istinti umani.
Ancora oggi non è difficile incontrare persone che credono nell’esistenza di un luogo di pace e serenità realizzabile nella vita dopo la morte. Credere nel Paradiso infatti non è difficile; anzi, molte volte è rassicurante. Il pensiero che i nostri cari che sono morti siano in realtà vivi e felici è certamente di grande conforto.
Tuttavia, non possiamo limitarci a credere nel Paradiso come un farmaco che rilassa la coscienza, perché il Dio che ha progettato questo luogo meraviglioso per l’uomo, è lo stesso Dio che ha anche stabilito le “regole” per potervi accedere. Queste regole sono contenute in quello che potremmo considerare il Manuale di Istruzioni della Vita: la Bibbia.

DESTINAZIONE PARADISO?

E’ molto diffusa l’errata convinzione che la maggior parte degli essere umani, che “in fondo” sono buoni, siano destinati al Paradiso. Tuttavia, per quanto idilliaca possa apparire questa visione delle cose, la Bibbia afferma chiaramente che il Paradiso non è per tutti, e l’essere buoni non è il requisito fondamentale di accesso.
L’uomo è stato creato da Dio per conoscerLo, amarLo e servirLo nel mondo presente e per goderLo in eterno nel mondo a venire. Nel momento in cui l’uomo, nell’arco di tutta la sua vita, dovesse fallire questo bersaglio, non riconoscendo quindi che nell’incontro personale con Dio risiede lo scopo stesso dell’esistenza, non troverà aperte le porte della “Casa del Padre”.
Non saranno gli appartenenti all’una o all’altra religione ad ereditare il Regno dei Cieli, ma saranno coloro che, sulla Terra, avranno sperimentato la meravigliosa, universale e gratuita Grazia di Dio.
Saranno coloro che davanti al pensiero del sacrificio di Cristo, sperimenteranno un profondo pentimento per il proprio peccato ed una reale conversione, vivendo un’esistenza caratterizzata dall’amore per Dio e per la sua Parola. Saranno coloro che avranno ricevuto Gesù Cristo come personale Signore e Salvatore, diventando così figli di Dio, eredi della vita eterna.
E così il vero cristiano, durante la sua vita terrena, sperimenta per fede la presenza del Dio invisibile, ma nella vita a venire questa esperienza di fede diventerà una realtà: egli vedrà Dio a faccia a faccia, come Egli è.

COSA ASPETTARSI
Vi sono delle persone che sembrano non avere interesse per il Cielo, perché lo concepiscono come un luogo di inattività, dove delle figure eterne passano il tempo strimpellando l’arpa. La Bibbia afferma che coloro che erediteranno il Regno dei Cieli dovranno darsi da fare! Colui che mise l’uomo nel primo paradiso terrestre con l’ordine di averne cura, non lo lascerà sicuramente inattivo nel secondo paradiso.
Per quanto invece come sarà quel luogo, nessun linguaggio umano può descrivere la maestosità e la gloria della vita a venire.
Se fosse esistito un minatore che fosse nato, fosse vissuto, avesse lavorato e fosse morto a 300 metri di profondità sotto la superficie della terra, sarebbe rimasto sbalordito alla descrizione degli alberi verdi, dei fiori, dei ruscelli, degli animali, delle montagne o del cielo stellato; egli non avrebbe potuto nemmeno immaginare quello che gli sarebbe stato descritto, perché i suoi occhi non lo hanno visto, le sue orecchie non lo hanno udito e non sarebbe stato quindi possibile per la sua mente concepirlo.
Nonostante questa impossibilità del credente di comprendere appieno cosa lo aspetti, la Bibbia ci presenta alcune meravigliose caratteristiche del Paradiso:
-          Un luogo di SPLENDORE: La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada. (Ap. 21:23)
-          Un luogo di RIPOSO: Sí, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono. (Ap. 14:13)
-          Un luogo di CONOSCENZA: Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente (1 Cor. 13:12)
-          Un luogo di SERVIZIO: Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio. (Ap. 7:15)
-          Un luogo di GIOIA: Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà piú la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate. (Ap 21:4)
-          Un luogo di COMUNIONE CON GESU’: Siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore. (2 Cor. 5:8)


Caro amico/a tu sei libero di scegliere se credere o meno nel Paradiso, sei libero di credere che il Paradiso sia per quasi tutti coloro che, in sostanza, sono “buoni”; tuttavia, il semplice fatto che tu lo creda non cambierà quella che è la realtà della Parola di Dio. Il Paradiso è una promessa anche per te, ma c’è una sola via che può condurti fino ad esso:

Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via". Tommaso gli disse: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?" Gesú gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Evangelo di Giovanni 14:2-6)



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giovedì 24 marzo 2011

Come mai ad alcuni la lettura della Bibbia non ha nessun effetto, mentre ad altri trasforma la vita?



Una condizione fondamentale per una proficua lettura della Bibbia è l’assenza di pregiudizi. Soltanto con questa attitudine è possibile veramente ascoltare ciò che la Sacra Scrittura rivela all’individuo della volontà di Dio. Durante la sua vita sulla Terra, Gesù si rivolse ai religiosi e disse “Voi investigate le Scritture perché pensate di avere la vita eterna per mezzo di esse, ed esse rendono testimonianza di me; eppure non volete venire a me per avere la vita” (Vangelo di Giovanni, 5:39-40). Come mai una ricerca tanto accurata come quella dei religiosi e dei teologi del tempo di Gesù non produsse in loro una vera conversione? Perché leggevano le Scritture con un approccio errato, non riconoscendo Gesù Cristo, il quale è la chiave per comprenderne il significato. Il loro atteggiamento era sbagliato, come quello di coloro che al giorno d’oggi si avvicinano alle Scritture con spirito critico, cercando di aderire a varie correnti teologiche oppure di propugnare le loro soggettive teorie sulle Scritture.

IL CATTIVO USO DELLA BIBBIA

Indubbiamente, la Bibbia rimane il “best seller” mondiale, ed anche in Italia la sua diffusione è divenuta notevole nelle varie edizioni, traduzioni, versioni, parafrasi eppure, nonostante tutto, continua a rimanere uno dei libri meno conosciuti, del quale spesso ne viene fatto un cattivo uso. Di conseguenza, l’errata attitudine verso la Bibbia non produce quei risultati benefici che avrebbe nei cuori dei lettori se venisse accettata come ispirata Parola di Dio.

-          LA BIBBIA “SOPRAMMOBILE”: quante persone posseggono una rara edizione della Bibbia, magari una sua riproduzione artistica del 1400, che fa bella mostra di sé nella biblioteca di famiglia, dando così un tono dignitoso e religioso all’ambiente. Ma nulla di più, non viene mai letta, anche perché è così scomoda, in più volumi di formato così ingombrante. Essa serve solo a far capire agli ospiti che si trovano tra gente per bene
-          LA BIBBIA “TALISMANO”: altri considerano la Bibbia come un feticcio, un portafortuna che possiede qualche potere contro la sorte avversa, i pericoli e la morte. Questa attitudine è simile a quella che si ha nei confronti di vari amuleti che la gente superstiziosa crede abbiano un potere magico. Il libro in sé, fatto di carta più o meno costosa, con la copertina in pelle o ricoperta di cartone non ha nessuna “forza”; è il contenuto che se letto, accettato, creduto ed ubbidito quale Parola di Dio può essere di beneficio a tutti coloro che credono
-          LA BIBBIA “TRANQUILLANTE”: altri arrivano ad utilizzare la Bibbia come un analgesico, per calmare gli effetti della malattia, ma non per curarne le cause.
-          LA BIBBIA “PROTESI”: quando il Libro sacro viene utilizzato come supporto artificiale alle proprie tesi, teorie e persino eresie. Qualcuno ha affermato “tanti usano la Bibbia come un ubriaco usa un lampione: per sostegno, e non per luce”.


IL BUON USO DELLA BIBBIA
Esiste, infine, il metodo giusto per una lettura corretta della Bibbia. Gesù spiegò ai due discepoli sulla via di Emmaus le Sacre Scritture ed essi videro la Bibbia in modo assolutamente nuovo; l’incontro con Cristo e con la Bibbia diede loro nuova speranza e nuova fiducia in quei momenti di difficoltà che si trovavano ad affrontare. I discepoli scoprirono la potenza della Bibbia, mentre Gesù la spiegava loro, a differenza dei religiosi loro contemporanei, i quali non furono condotti a Cristo dalle Scritture.

-          LA BIBBIA: RIVELAZIONE. LA Bibbia rivela Dio stesso ed il Suo programma di salvezza per mezzo di un unico Salvatore: Gesù Cristo. Lo scopo della Bibbia è quello di far conoscere la verità e di rivelare la salvezza in Gesù.
-          LA BIBBIA: PREVENZIONE. La Bibbia, se usata per lo scopo per il quale Dio l’ha data, serve ad evitare il male. Infatti il piano di Dio è anche quello di avvertire l’individuo sulle conseguenze del peccato e fornire una “cura preventiva”;


Gesù Cristo è l’incarnazione stessa della Parola di Dio, la Bibbia. Solamente Lui è la “chiave di lettura” delle Sacre Scritture: accostati alla lettura della Bibbia cercando in essa la profondità dell’amore di Dio e del suo piano di salvezza; ed allora anche tu, come i discepoli sulla via di Emmaus potrai affermare: “Non ardeva il nostro cuore mentre Lui ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?” (Luca 24:32)


 
Liberamente tratto da "A Domanda Riponde", F. Toppi, Edizioni ADI-Media, pagg. 93-98

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