venerdì 29 luglio 2011

LIBERO...O SCHIAVO?


Se qualcuno ti chiedesse in questo momento: “Tu sei libero?” molto probabilmente risponderesti di sì. Effettivamente le libertà di cui godiamo nella nostra società non sono poche; di pensiero, di parola, di religione, ecc, ed il termine schiavitù proietta il nostro immaginario verso capitoli della storia come il maltrattamento dei neri d’America o l’olocausto degli ebrei nei lager nazisti.
Premesso che anche i nostri tempi sono caratterizzati da svariate forme di schiavitù (traffico di clandestini, sfruttamento della prostituzione, ecc) è opportuno sottolineare che la schiavitù è semplicemnte una condizione nella quale non possiamo fare ciò che vorremmo. Ad uno sguardo più attento, esistono in effetti molte schiavitù che possono colpire l’essere umano: droghe, alcool, gioco d’azzardo e vizi sono solamente alcuni esempi. Tra le situazioni delle quali l’uomo non ha il controllo potremmo inserire anche la malattia, nella quale vorremmo stare bene, ma non possiamo o la morte, nella quale vorremmo vivere, ma siamo costretti a lasciare ogni cosa.
Tuttavia, caro amico/a, esiste una schiavitù estremamente più profonda, che ti riguarda in prima persona, dalla quale sgorgano tutte le altre. E’ una schiavitù che coinvolge indistintamente tutti gli esseri umani, quindi anche te.

                                                      LA VERA SCHIAVITU'
Un giorno Gesù disse queste parole, eterne e taglienti: Chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giov. 8:34). Il Figlio di Dio stava letteralmente “mettendo il dito nella piaga” dell’essere umano, insegnando che tutti gli uomini hanno bisogno di essere liberati da una schiavitù antica e moderna: il peccato. Davanti a questa scomoda verità, molti (e forse anche tu) si giustificano con espressioni come “io non sono un peccatore! Questa parola non mi riguarda: non uccido e non rubo”. Il peccato non può certamente essere definito e limitato come “azione illecita”, ma piuttosto come una condizione di separazione da Dio che porta l’uomo ad un modo di pensare, di agire e di vivere in una direzione lontana dal suo amore e dalla sua volontà.
Gli uomini possono anche non voler sentire questo termine, considerandolo antico, ma la schiavitù del peccato fa comunque sentire tutti i suoi effetti: il vuoto nel cuore, la paura, l’incertezza, il bisogno di pace sono solamente alcuni sintomi. Il peccato è annidato nel tuo cuore, ti separa da Dio e ti rende schiavo.
Anche l’apostolo Paolo poteva dire: “Anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri...” (Tito 3:3).
Forse cerchi di nascondere questa voce, pensi di essere libero, di fare ciò che ritieni migliore, di avere tutto ciò di cui hai bisogno eppure sai bene, in fondo al tuo cuore, quando sei solo con i tuoi pensieri, di non essere veramente libero.

LA VERA LIBERTA'
Davanti a questa verità, esistono solamente due possibili risposte. Continuare ad ignorare questa condizione di schiavitù, come se nulla fosse, ben consapevoli di ciò che comporta la separazione da Dio, oppure prendere atto della propria condizione e cercare la soluzione: la vera libertà.
Ed è proprio Gesù, che dopo aver messo in luce il problema della schiavitù dell’uomo ad offrire l’unica soluzione efficace: Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giov. 8:30).
Oggi Gesù è pronto a liberare la tua vita dal peso del peccato, è pronto a ricostruire un rapporto intimo e reale tra te e Dio, un rapporto dal quale scaturisce pace, gioia e certezza. Lui è pronto... e tu?
Dio ti invita: “voi che siete affaticati ed oppressi venite a me, ed io vi darò riposo” ed ancora “se il Figlio vi fa liberi, voi sarete veramente liberi”. Cosa aspetti?

Lì dove ti trovi, così come sei, rivolgi il tuo “sguardo” verso Gesù Cristo, colui che può e vuole liberare la tua vita dal peccato.
Confessa a lui la tua condizione con tutto te stesso, con sincerità e chiedi a Dio ti perdonarti, di togliere il peccato e di farti gustare la profonda pace che proviene solo dall’essere riconciliato con Lui.
Dio non aspetta altro. Non è arrabbiato con te, non è pronto a giudicarti, ma ti aspetta a braccia aperte e desidera solamente che tu possa...tornare a casa.


mercoledì 13 luglio 2011

Colpa di Dio?



Secondo una buona parte dell’opinione comune, Dio è senza dubbio colpevole di svariate ingiustizie che accadono nel mondo, sia personali che globali.
Non è strano sentire frasi come: “Se Dio mi amasse non mi sarebbe successo questo”, oppure “Dio mi ha fatto soffrire”, o ancora “Se Dio esiste, perché i bambini muoiono di fame?”.
Insomma, disavventure personali, catastrofi globali, malattie, povertà e guerre sono, a detta di molti, colpa di Dio senza alcuna discussione.
Una prima considerazione che si potrebbe fare a questo proposito è la seguente: coloro che sostengono che Dio sia effettivamente il responsabile del male, non dovrebbero quantomeno riconoscere, per onestà e coerenza , che Egli è necessariamente anche l’autore del bene? Dal momento che si accusa Dio anche per insignificanti disavventure quotidiane, come se il Creatore giocasse con l'esistenza dell'uomo, non si dovrebbe quantomeno ringraziarlo della vita stessa, della salute, della famiglia, del lavoro, ecc...? Se davvero Dio gestisce la vita dell'uomo, significa che lo fa nel male...e nel bene. Eppure l’essere umano ha questa innata tendenza: è pronto ad attribuirsi il merito del bene e a scaricare, spesso su Dio, la responsabilità del male...
 
 
IL BARBIERE
Un giorno un uomo si recò da un barbiere.
Il barbiere lo fece accomodare, gli mise la mantellina sulle spalle e cominciò a tagliare i capelli. Come spesso accade, cominciarono a parlare di numerosi argomenti finché il discorso finì sull’argomento “Dio”.
Dio?” rispose il barbiere, “Dio non esiste. Se Dio esistesse non ci sarebbero le guerre. Se Dio esistesse non ci sarebbe la fame. Se Dio esistesse non ci sarebbero le ingiustizie. No, Dio non esiste e se esiste è un Dio crudele”.
L’uomo ascoltava e rifletteva su queste parole quando dalla vetrina del negozio vide passare un mendicate, con la barba incolta, trasandato, con i capelli sporchi e disordinati. D’istinto disse: “I barbieri non esistono!”. A quel punto il barbiere, decisamente stupito da quella affermazione, rispose: “Che significa?
Certo che i barbieri esistono! Io sono un barbiere!
Quell’uomo rispose: “Guarda quel mendicante fuori dalla vetrina del negozio: se i barbieri esistessero, non dovrebbero esserci persone con la barba incolta e i capelli disordinati!” . Il barbiere giustamente rispose: “Ma non è colpa mia: è lui che non viene da me a farsi tagliare i capelli! Se quel mendicante volesse e mi chiedesse aiuto, io lo sistemerei!”. Il cliente quindi rispose: “Lo stesso è con Dio. Il male dell’umanità non proviene da lui, ma dal fatto che l’uomo non Lo considera, anzi cammina esattamente nella strada opposta ai suoi consigli
Questa semplice storia rende perfettamente il concetto: è davvero Dio la causa delle “disgrazie” o forse è la conseguenza naturale del fatto che l’uomo, nella sua ostinatezza, non fa riferimento a Lui?

                                                      DI CHI E’ LA COLPA?
Dio ama profondamente l’uomo, la sua creatura. Proprio a questa ragione gli ha dato dei consigli utili per vivere una vita felice e serena, sia che le cose vadano bene sia nel caso in cui vadano male.
Dio consiglia, ad esempio, di avere cura del proprio corpo o di vivere in buoni rapporti con gli altri.
Si può dire che sia colpa di Dio se un uomo, dopo avere fumato tutta la vita (ben consapevole dei danni che questo arrecasse) sviluppa una malattia polmonare?
O come si potrebbe sostenere che sia colpa di Dio la fame nel mondo, conseguenza naturale di guerre e ingiustizie operate dall’uomo lontano dal Signore?
Se una famiglia si distrugge, possono forse i coniugi prendersela con Dio, quando probabilmente nella loro vita Lui aveva un ruolo assolutamente marginale?
Si potrebbe continuare molto, ma l’essenziale sta nel chiedersi quante delle colpe che imputiamo a Dio siano in realtà conseguenze naturali di scelte operate senza il consiglio del Signore.

Amico/a, oggi Dio ha una proposta da farti. Lui non ti illude: non ti promette che tutto nella vita andrà “come desideri tu”, ma ti assicura, con assoluta certezza, che se tu lo metterai al primo posto della tua vita Lui sarà con te in ogni situazione. E Dio, nella vita di un uomo, fa la differenza. Ricevi Gesù nel tuo cuore, ed imparerai a vedere l’immenso bene che Dio fa per te.

martedì 12 luglio 2011

BREVE PROFILO STORICO DEL MOVIMENTO PENTECOSTALE IN ITALIA



Gli inizi
Le chiese cristiane evangeliche di fede pentecostale non sono una nuova chiesa né una nuova religione; esse infatti si identificano piuttosto nel ritrovato vigore spirituale di una chiesa antica di 2000 anni. Questo fenomeno, descrivibile come una ricerca di aderire ai soli principi della Bibbia e il desiderio di avere la fede e lo zelo della prima chiesa cristiana, ha assunto nel mondo proporzioni inimmaginabili e prende il nome di Risveglio Pentecostale.
Secondo il CENSUR (Centro di Studi sulle Nuove Religioni) il pentecostalismo rappresenta il maggiore movimento di risveglio nella storia del cristianesimo: in meno di un secolo dalla sua origine [...] ha raggiunto la cifra di 470 milioni di fedeli, più di un quinto dei cristiani presenti oggi nel mondo.
Sebbene siano numerosi i  fattori che hanno portato alla nascita del movimento pentecostale, ci limiteremo a dire che questo risveglio religioso conosce la sua origine ufficiale il 1 gennaio 1901, quando Agnese Ozman [foto], una studentessa della Bethel Bible School di Topeka realizzò per prima la veridicità e l’attualità della promessa di Gesù riguardo al battesimo nello Spirito Santo: quella notte infatti, Agnese fu riempita di Spirito Santo e cominciò a parlare in altre lingue, esattamente come successe ai discepoli il giorno di Pentecoste.
Cominciò da allora, all’interno della Scuola Biblica Bethel , un profondo interesse nei confronti della persona dello Spirito Santo.  Il direttore Charles F. Parham, concesse anche ad alcuni studenti afro-americani la possibilità di partecipare alle lezioni nella sua scuola, e tra questi studenti era presente William J. Seymour, un pastore battista, che riconoscendo il fondamento biblico della dottrina del battesimo dello Spirito Santo, aprì un locale di culto a Los Angeles, precisamente al numero 312 della strada chiamata Azusa Street. Questo luogo può essere considerato il punto d’avvio del pentecostalismo.
In quel luogo Dio cominciò a battezzare con lo Spirito Santo e migliaia di persone furono richiamate ad Azusa Street per verificare, di persona, gli eventi che accadevano.

I primi italiani
In quegli anni negli Stati Uniti era presente anche una importante rappresentanza di italiani, emigrati in cerca di fortuna: uno di questi, Luigi Francescon, ricevette il battesimo nello Spirito Santo nell’aprile del 1907. Fu proprio Francescon, insieme a Pietro Ottolini, che predicando nella chiesa presbiteriana italiana di Chicago furono testimoni di un evento che stravolse ulteriormente le loro vite: quel giorno, precisamente il 15 settembre 1907, lo Spirito Santo scese su tutta quella chiesa, e tutti furono riempiti, battezzati e parlavano in altre lingue; Francescon definirà quel giorno come “un giorno di sacra memoria” e “l’indimenticabile 15 settembre”.

                                                      Le prime chiese in Italia
Alcuni italiani, convertiti all’Evangelo, sentirono il desiderio di tornare in patria per condividere e diffondere la potente verità dell’Evangelo. Nel novembre del 1908 Giacomo Lombardi, un emigrato senza alcuna istruzione, giunse in Italia ed evangelizzò un amico di infanzia che abitava a Roma. Si formò un piccolo gruppo di credenti, il quale per circa due anni si riunì presso la casa privata dell’amico romano per lodare Dio e dopo un breve periodo, si costituì in comunità cristiana evangelica pentecostale. Nel 1910 Pietro Ottolini si trasferì in Italia per un periodo di quasi cinque anni. Nello stesso anno egli aprì una chiesa a Milano. Nel 1910 le comunità pentecostali in Italia erano in tutto quattro. Nel 1920 il loro numero salì a quattordici nonostante la prima guerra mondiale. Nel 1930 esistevano 148 chiese e nel 1940 divennero 175. Queste chiese non erano ancora organizzate e i neoconvertiti, provenienti direttamente dal cattolicesimo,  non erano a conoscenza né dell’eredità storica della Riforma né dei precedenti risvegli evangelici; essi ritenevano che, mediante l’Evangelo, si erano congiunti direttamente al cristianesimo dell’era apostolica.

La persecuzione (1930-1945)
Nel 1930 venne poi adottato il nome ufficiale di Congregazione Cristiana Pentecostale. Alessandro Iovino, scrittore, storico e saggista contemporaneo afferma che “la dirigenza fascista, una volta conquistato il potere, cercò di portare a termine il processo di normalizzazione nel Paese. Mussolini intuì che questo sarebbe stato possibile solo stringendo dei legami e un rapporto di reciproco rispetto con un’istituzione ben più radicata nel Paese del regime stesso: la Chiesa Cattolica. L’11 febbraio del 1929 furono perciò siglati i Patti lateranensi tra Mussolini e il cardinale Gasparri, ovvero un trattato, una parte finanziaria e un concordato. Questi benefici di cui godeva la Santa sede fecero in modo che, da parte del clero, venisse considerata inammissibile l’esistenza di altre confessioni religiose”.
Sebbene fosse ancora presente una “Legge sui culti ammessi”, il riconoscimento della Chiesa Cattolica come religione di stato aveva portato, di fatto, a condizioni di esistenza che rendevano difficilissima la vita per gli evangelici.
Sempre Iovino, nella sua relazione “Il movimento pentecostale tra riflessione storica e proiezione teologica” continua la disamina storica fino al momento più acuto della persecuzione, affermando:

Facendo leva sulle posizioni pacifiste dei pentecostali, il clero riuscì a mettere seriamente in difficoltà il loro mondo, che per tali ragioni divenne particolarmente inviso alle autorità fasciste. L’anno 1935 fu per i pentecostali di certo l’annus horribilis. Il 9 aprile fu ufficializzata, da parte del Ministero dell’Interno, l’infamante e discriminatoria circolare n° 600/158, più conosciuta come la “Circolare Buffarini-Guidi” (dal nome del sottosegretario all’Interno che la firmò). Questa circolare fu rivolta ai Prefetti di tutto il territorio nazionale per contrastare e proibire “pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza”. Una circolare a sfondo sicuramente razziale e discriminatorio che ebbe, nel mondo pentecostale, una delle parti della popolazione più colpita. Ecco come definisce Peyrot quei momenti:

Da quella data, cioè dal 9 aprile 1935, ha inizio la persecuzione contro i pentecostali con arresti, deportazioni, confino e campi di concentramento: nessuno potrà scrivere quella storia che, d’altronde, sembra incredibile ed ha solo riscontro con quella dei primi secoli della Chiesa.

Questo il triste epilogo del periodo della persecuzione nei confronti dei pentecostali. Questo momento è stato definito propriamente dal pastore Francesco Toppi “resistenza pentecostale” (in E Mi Sarete Testimoni).

                                                    Il dopoguerra
L’annullamento in sede giudiziale della Circolare Buffarini-Guidi si ebbe solamente nel 1955. Con grande sorpresa, già nel 1945, ci si accorse che proprio nel periodo della repressione fascista, il quale puntava allo scioglimento delle comunità pentecostali, le chiese pentecostali erano invece aumentate in maniera considerevole. Nel 1947 nacquero così le Assemblee di Dio in Italia, la denominazione più nota e la terza presenza religiosa organizzata in Italia (dopo Chiesa Cattolica e i testimoni di Geova); esse contano nel paese più di mille e cento chiese e centoquarantamila membri. Nel 1988 queste, attraverso le loro rappresentanze hanno stipulato un’ Intesa con lo Stato italiano, trasformata, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione repubblicana, nella legge d’esecuzione n. 517/1988.

I nostri giorni
Prendendo sempre in prestito le parole di Iovino, il movimento pentecostale è in vertiginosa crescita nel mondo intero. In base all’attuale ritmo di crescita e ad alcuni calcoli statistici, è presumibile che entro il 2025 i pentecostali arrivino a raggiungere il 50% del totale dei cristiani nel mondo . Questo fenomeno di larga diffusione è dovuto al fatto che, tra credenti di tutto il mondo, cresce il desiderio di una maggiore spiritualità e la voglia di realizzare una diretta e personale esperienza di contatto con Dio, uscire dalla schematicità del formalismo religioso per favorire l’esercizio della fede e dei carismi dello Spirito Santo tra credenti nelle comunità costituite, realizzando concretamente le promesse di Dio. Il movimento pentecostale pur conservando e riproponendo i principi che furono della Riforma ( sola gratia, , sola Scriptura, solus Christus), intende incarnare l’adempimento dell’insegnamento di Gesù Cristo: “… l’Evangelo è annunciato ai poveri” (Mt. 11:5).
Un altro aspetto fondamentale del movimento pentecostale, è che si propone accessibile a tutti: al rigore liturgico (caratteristico della Chiesa Cattolica e delle Chiese Riformate) i pentecostali riconoscono e ricercano la guida dello Spirito Santo rendendo, le loro, riunioni spontanee.

Bibliografia:

-Relazione al convegno "Il movimento pentecostale tra riflessione storica e proiezione teologica", Alessandro Iovino - Aversa (Caserta), 17-18 ottobre 2008 (http://www.cesnur.org/2008/iovino.htm)
-F. Toppi, E mi sarete Testimoni, ADI-Media, Roma 1999