martedì 13 dicembre 2011

L’EVANGELO…IN 5 MINUTI


Questa riflessione è certamente tra le più brevi che siano mai state scritte, ma la più importante che tu possa mai leggere. Certamente avrai sentito parlare molte volte di Dio, avrai partecipato a numerose funzioni religiose, ma è facile che da queste cose tu non abbia mai ricevuto niente di reale, niente di profondo: questo accade quando ciò che viene predicato non è il messaggio dell’Evangelo.
La riflessione che segue è la più importante che potrai mai leggere perché riguarda te, da vicino, in prima persona. Se sceglierai di proseguire nella lettura, sappi che inevitabilmente sarai chiamato ad una scelta che determina sia la tua vita presente che la vita eterna; e questo si avvera non perché chi scrive sia un abile persuasore, ma perché il messaggio dell’Evangelo, scritto direttamente da Dio, è ancora oggi in grado di convincere, liberare e trasformare il cuore dell’uomo.

TU HAI PECCATO
Non importa quanto tu possa sorridere davanti a questa espressione, la tua incredulità non cambierà questa realtà. Il peccato non è tanto una “azione sbagliata” quanto più una condizione che accomuna tutti gli uomini, compreso te. Il peccato nella tua vita ha effetti devastanti e forse tu nemmeno te ne rendi conto: vuoto, incertezza, paure, insoddisfazione… Il peccato ti porta ad essere separato da Dio, tanto che vivi una religiosità formale e standard, o magari nemmeno ti preoccupi di Dio. Il peccato porta sempre ed inevitabilmente alla morte eterna, e non basta certo un battesimo fatto da bambini ad evitare questa situazione. E tu, tranquillamente, continui a vivere senza porre attenzione a questa profonda realtà, come un malato che sceglie di ignorare la propria malattia.
Smetti di pensare al peccato degli altri (solitamente ladri ed assassini) cercando di giustificarti:
Tu hai peccato verso Dio ed il tuo peccato, proprio il tuo, procura inevitabilmente conseguenze presenti e future.

DIO TI AMA
Dio ti ha creato, ti ha amato, e tu gli hai deliberatamente voltato le spalle. Lo hai ignorato, hai fatto scelte che lo hanno offeso, hai pensato di poterlo “accontentare” con qualche presenza occasionale in chiesa. Dio ha creato ogni cosa e (giustamente) ha scelto anche le regole, e la conseguenza del peccato è la morte.
Tuttavia il Signore non riesce a smettere di amarti, e chi scrive ancora oggi si interroga sulla meraviglia di questo amore. Dio non riesce a smettere di amarti. Ti prego, consideralo per un istante: Dio ti sta amando. Sta cercando di raggiungerti anche adesso, mentre leggi queste parole.
Ma il problema resta, tu hai peccato e per poter avere comunione con Dio, qualcuno deve pagare.

QUALCUNO HA PAGATO
L’amore di Dio è stato talmente grande nei tuoi confronti che, per riparare al tuo errore, ha fatto qualcosa di umanamente inconcepibile. Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio. Offriresti mai tuo figlio, o la persona che più ami al mondo, per pagare il prezzo di qualcuno… che ti ha offeso? Beh, Dio lo ha fatto, e lo ha fatto in maniera specifica per te. Quando Gesù moriva su quel legno duro e sporco della croce, quando i chiodi arrugginiti penetravano le sue mani, Lui pensava proprio a te. Sapeva che in questo modo ti stava offrendo la possibilità di avere ancora comunione con Padre, comunione interrotta proprio da quel peccato che tu hai commesso. La tua punizione, caro amico/a, l’ha pagata Gesù.

LA SCELTA
Ora che sai queste cose entra in gioco l’Evangelo, la buona notizia. E’ davvero molto semplice. Sapevi che saresti stato chiamato ad una scelta e non ho paura nel sostenere che sia la scelta più importante della tua vita. Sei assolutamente libero di continuare a vivere nel peccato e illuderti nella tua religiosità “palliativa”, nessuno di obbliga a cambiare, nemmeno Dio. Però è giusto che tu sappia che questa tua scelta non annullerà le conseguenze: vuoto ed insoddisfazione, separazione da Dio e morte eterna. Ora lo sai, e questo è già importante.
Oppure c’è la seconda opzione. Non si tratta di diventare bigotti, ma solo di accettare la proposta di Dio. Smetti di giustificarti e riconosci la presenza e soprattutto la gravità del peccato nella tua vita. Prenditi la responsabilità delle tue azioni ed ammetti, sinceramente, la tua condizione. Chiedi perdono a Dio, con piena certezza che il sacrificio di Gesù è in grado di riparare al tuo errore, completamente e senza riserve.
Scoprirai anche tu, come noi, la liberazione dal peso del peccato, dall’insoddisfazione della vita, la pace che proviene dal tornare “in comunione con Dio” e la certezza della vita eterna.

lunedì 21 novembre 2011

NON VOLTARE LE SPALLE A GESU'



In un passo del capitolo diciannove del Vangelo di Matteo, spunto per questa riflessione, e' raccontato di un tale che corre verso Gesu', il Maestro, e si inginocchia davanti a Lui. Il giovane, cosi' sara' descritto in seguito dall’evangelista, e' la figura di chi arriva a un passo dalla verita' e poi le volta le spalle, rinunciando ad arrivare fino in fondo.
Gli sara' fatta da parte di Gesu' una richiesta esplicita: vendere i suoi beni e donarli ai poveri.
Gli e' chiesto di comportarsi in modo da essere utile agli altri, specialmente ai bisognosi.
Un’altra richiesta che fara' il Maestro e' di seguirLo.
Seguire Gesu', il Maestro, e' esserGli discepolo, e' essere utile nelle Sue mani, e' servirGli.


MAESTRI

Il maestro, nel significato letterale del termine, e' chi, per la sua superiorita', puo' insegnare agli altri e servire da modello.
Il maestro e' anche chi ha dato origine a un indirizzo. Maestri nella storia dell’uomo hanno lasciato dietro se' tracce artistiche, scientifiche, filosofiche che perdurano nel tempo. Alcuni sono definiti maestri di vita.
Senza discutere sulla maestria di alcuni uomini, maestria che e' l’abilita' propria di un maestro, viene da dire, alla luce del Vangelo, che uno solo e' il Maestro non di vita, ma che dona la vita.
Si e' detto, e si sosterra' ancora per tanto tempo, che uno dei maestri di questa generazione, Steve Jobs, che ha lasciato questa terra alcune settimane fa, ha “inventato il futuro”. Senza inoltrarci piu' di tanto nel significato di un’espressione cosi' ad effetto, insistiamo sul fatto che il Maestro Gesu' non ha inventato il futuro, ma l’ha “assicurato”.
L’ha fatto con il proprio sacrificio sulla croce, e non per un futuro prossimo fatto di tecnologia o comodita', ma per la vita eterna. “Perche' il salario del peccato e' la morte, ma il dono di Dio e' la vita eterna in Cristo Gesu', nostro Signore (Lettera di Paolo ai Romani 6:23). 


VOLTARE LE SPALLE

Ritorniamo al nostro giovane del passo del capitolo diciannove del Vangelo di Matteo. Si diceva come alle parole di Gesu', “Va, vendi cio' che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi”, il giovane volti le spalle e vada via. Quella persona incontra un giovane Maestro, Gesu' aveva poco piu' di trent’anni, che puo' cambiargli la vita e non sfrutta l’occasione.
Tutto cio' che possedeva non era stato in grado di donargli una vita felice, carica di soddisfazioni. Perfino il suo comportamento impeccabile e moralmente sano, non bastava a soddisfare il vuoto che c’era in lui.
Gesu' gli dona l’occasione. Lui rifiuta.
Il prezzo da pagare gli sembra esagerato. “Se ne ando' rattristato”, ci fa sapere l’evangelista Matteo.
Caro amico, cara amica e soprattutto caro giovane che stai leggendo le righe di questo giornale, non voltare le spalle a Colui che ti offre la vita eterna!
Caro giovane, segui il Maestro Gesu'!
SeguiLo nei Suoi insegnamenti, nelle Sue vie, divieni un Suo discepolo.
ServiLo con tutto te stesso. Divieni uno strumento prezioso nelle Sue mani per la salvezza di altri. Non voltarGli le spalle!


NON VOLTARE LE SPALLE AL “PANE DELLA VITA”

“Gesu' disse: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avra' piu' fame e chi crede in me non avra' mai piu' sete” (Vangelo di Giovanni 6:35).
Non accettare Gesu' Cristo come personale Salvatore, voltarGli le spalle, e' assicurarsi un futuro di “fame e sete”.
Proverai a bere a ogni tipo di fonte che i maestri di questa terra, presenti e passati, ti offriranno.
Proverai a vincere i morsi della tua fame di sapere, del tuo desiderio di serenita', di pace, con le esperienze piu' particolari che ti capitera' di fare.
Ti accorgerai, se non te ne sei gia' accorto, che nulla potra' compiere cio' che desideri.
Per questo motivo credi in Gesu' e credi alla Sua promessa!


NON VOLTARE LE SPALLE ALLA “LUCE”

“Gesu' parlo' loro di nuovo, dicendo: Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminera' nelle tenebre, ma avra' la luce della vita” (Vangelo di Giovanni 8:12).
Luce o tenebre. La scelta e' tua. Le tenebre, il buio, non parlano di futuro. Le tenebre sono morte.
È vivere al buio, senza saper cio' che c’e' dentro di noi e intorno a noi. È non sapere cosa ci aspetta.
Specialmente per un giovane non e' allettante un quadro del genere.
La maggioranza dell’umanita' vive in questa condizione perche' non accetta Gesu' Cristo nel proprio cuore, quando se ne presenta l’occasione.
Seguire Gesu' e' vivere nella luce, e' avere luce nella propria vita.
Dio vuole che ogni uomo sia illuminato dal Suo figlio Gesu' Cristo.
Giovani, siate luce nella vostra generazione!


NON VOLTARE LE SPALLE AL “BUON PASTORE”

“Io sono il buon pastore; il buon pastore da' la sua vita per le pecore” (Vangelo di Giovanni 10:11).
Particolarmente i giovani temono di essere definiti pecore.
La pecora e' vista, nell’immaginario collettivo, come una persona che segue altri senza porsi domande, senza avere una propria opinione.
Essere pecore del gregge del buon pastore Gesu' Cristo e' tutt’altro.
È aver fatto una scelta ben precisa: seguirLo! Questa scelta non e' frutto di un’emozione momentanea, ne' e' dovuta a una debolezza che porta a seguire la massa.
È aver scelto di propria volonta' di vivere il proprio futuro, e quindi l’eternita', con il proprio Salvatore Gesu' Cristo.


NON VOLTARE LE SPALLE “ALLA VIA, ALLA VERITÀ, ALLA VITA”

“Gesu' disse: Io sono la via, la verita' e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Vangelo di Giovanni 14:6).
Con questa espressione dell’evangelista Giovanni siamo portati a dire: Gesu' e' tutto.
È tutto in assoluto, ma e' tutto soprattutto per chi, al contrario del giovane preso in considerazione nel nostro testo, non Gli voltera' le spalle.
Gesu' e' la via. La via che unisce l’uomo a Dio. Solo attraverso Gesu' Cristo puoi arrivare a Dio. Lui e' l’unico mediatore che ti puo' fare accedere alla vita eterna in Dio. “Infatti c’e' un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesu' uomo” (Prima Lettera di Paolo a Timoteo 2:5). Gesu' e' la via indicata per un futuro prospero di benessere spirituale.
Gesu' e' la verita'. Gesu' e' vero e reale. Non pensare al Gesu' riprodotto nell’immagine di una scultura o di un dipinto, che non e' reale, non e' la verita'. Gesu' e' la verita' assoluta. Lui e' l’unica verita'. “Sappiamo pure che il Figlio di Dio e' venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che e' il Vero; e noi siamo in colui che e' il Vero, cioe', nel suo Figlio Gesu' Cristo. Egli e' il vero Dio e la vita eterna (Prima Lettera di Giovanni 5:20).
Gesu' e' la vita. Egli e' la potenza vitale. Nell’uomo ci puo' essere vera vita solo se accetta Gesu' Cristo come personale Salvatore.

Caro lettore, cara lettrice, caro giovane, volterai le spalle a tutto questo?
Volterai le spalle alla Via per indirizzarti verso un futuro disastroso?
Volterai le spalle alla Verita' per vivere un futuro di menzogne e inganni?
Volterai le spalle alla Vita per un futuro di morte?
Accetta il consiglio di Gesu' dato a quel giovane: sbarazzati di ogni peso che frena la tua scelta e poi seguiLo!
Il tuo futuro e' un tesoro nei cieli!

(Tratto da http://www.assembleedidio.org/)

mercoledì 2 novembre 2011

FORZA & BELLEZZA


In occasione del 36° Incontro nazionale giovanile delle nostre chiese “Assemblee di Dio in Italia”, recentemente concluso a Fiuggi, diverse migliaia di giovani hanno trascorso quattro giorni di intensa comunione con il Signore, che ancora una volta, non ha mancato di benedire grandemente il suo popolo. Tema degli incontri, dal quale prende spunto la nostra riflessione, si trova in un verso della Bibbia, il quale afferma “La bellezza del giovani sta nella loro forza” (Proverbi 20:29).
Bellezza e forza sono caratteristiche ambite da tanti giovani e meno giovani. L’industria estetica fornisce una marea di prodotti e suggerisce molteplici metodi per poter raggiungere l’utopia di una eterna giovinezza. Tuttavia l’uomo, moralmente e spiritualmente parlando, dà prova continuamente di non essere né “bello” e né “forte”. Le brutture dell’umanità sono ben note a tutti: ingiustizie sociali, corruzione politica, guerre continue, confusione familiare, violenze atroci e un consumismo incessante sono all’ordine del giorno. Devi sapere, caro amico/a, che per quanto anche tu possa ritenerti bello e forte, c’è qualcosa nella tua vita che si chiama “peccato” e che ti rende, in realtà, brutto e fragile. Attenzione, il peccato non è semplicemente “una azione sbagliata” come potresti pensare, ma è una condizione che accomuna tutti gli uomini e che non ti permette di avere una intima, vera e reale relazione con Dio.

                                                       LA VERA FORZA
Non è necessario spendere molte parole per dire che la bellezza esteriore e la forza fisica non sono eterne. Anzi, di più, sono di breve durata: non esiste infatti crema o trattamento che tenga di fronte al correre del tempo. Forse ora sei giovane, ma non lo sarai certo per sempre.
Sarebbe quindi molto saggio chiedersi su quale forza convenga appoggiare la propria vita.
Devi sapere che oggi Dio desidera farti una proposta, e lascia che te lo dica, è una proposta assolutamente conveniente. A differenza di qualsiasi commerciante, Egli non ha nessun secondo fine. L’unica ragione per cui desidera farti la Sua proposta è il fatto che ti ama. Non vuole “guadagnare” su di te (non ne ha bisogno) e non ti chiede alcun prezzo per la sua offerta.
Dio desidera fare uno scambio: Lui ha pronta per te una forza reale e duratura, una vera bellezza che non si deteriora con gli anni, una pace profonda ed innegabile, una felicità concreta; ed in cambio desidera soltanto che tu lasci a Lui il tuo peccato, che per quanto tu possa non crederlo, ti rende “brutto”.
Qualcuno potrebbe pensare: ma questa offerta è assolutamente sconveniente per Dio! E’ vero, ma Lui ti ama.


                                                       LA VERA BELLEZZA
Molti hanno paura che accettando la proposta di Dio si troveranno costretti a rinunciare a cose che ritengono “belle”. “Perderei la mia libertà e i miei divertimenti!”. La domanda alla quale ti chiedo di rispondere è questa: sei davvero libero come credi? Pensaci. Sei realmente felice come sostieni? Quanta apparenza nella bellezza, nella felicità e nella libertà che ti hanno sempre proposto.
L’offerta di Dio a volte può comportare la perdita di qualcosa di brutto, che permette tuttavia la conquista di una bellezza talmente indescrivibile che potrai comprendere solo sperimentandola e che, certamente, non vorrai più lasciare.
Non devi iniziare un “percorso religioso”. Non devi cominciare a seguire una chiesa piuttosto che un’altra.
Non è di questo che tu hai bisogno! L’uomo non ha bisogno di una riforma morale e religiosa, ma di un intervento soprannaturale di Dio che lo liberi dalla sua condizione di insensibilità spirituale provocata dal peccato, che lo rende schiavo. Gesù, morendo sulla croce, ha reso possibile tutto questo.

La tua forza e la tua bellezza possono garantirti dei piccoli successi, ma non ti potranno mai dare la vita eterna, la pace nel cuore, la forza spirituale e la bellezza dei sentimenti: questa è la proposta di Dio!
Non è una “offerta limitata”, ma è più che valida per te oggi. Non devi fare nulla o spendere soldi, ma così come sei, rivolgiti a Dio; riconosci la tua condizione di peccato e chiedi perdono a Lui! Accetta la sua proposta. Scoprirai l’immenso amore di Dio e diventerai un uomo o una donna forte nella famiglia, nella chiesa e nella società.

Se desideri saperne di più, contattaci.

giovedì 13 ottobre 2011

UN CRISTIANESIMO VIVO



In una nazione che si definisce cristiana al 98%, sembra ridicolo e forse inutile trattare un argomento dal titolo “Vivere il Cristianesimo”.

Molti di coloro che leggono si sentono assolutamente cristiani, dalla nascita, quasi “di diritto”. Altri potrebbero aggiungere che la loro famiglia è cristiana da sempre, che frequentano più o meno assiduamente una chiesa e che il loro curriculum religioso è ben farcito di tutti i sacramenti necessari per definirsi Cristiani D.O.C. . Forse sono pronti ad ammettere che, effettivamente, frequentano la loro chiesa di rado ed interpretano la volontà di Dio a modo loro, ma sostanzialmente hanno tutti i requisiti necessari per definirsi “cristiano”.



UNA SCOMODA VERITA'

La realtà dei fatti presenta un quadro decisamente diverso da quanto detto fin’ora: la stragrande maggioranza di coloro che si definiscono cristiani non vivono il cristianesimo, piuttosto subiscono il cristianesimo. O meglio, vivono passivamente qualcosa in cui non credono fino in fondo, qualcosa di convenzionale, privo di qualsiasi spessore e concretezza. Affermano di credere nel cristianesimo senza aver mai letto la Bibbia (il fondamento del cristianesimo), senza interessarsi della volontà di Dio o peggio ancora “adattandola” al loro punto di vista, partecipano a funzioni religiose solo poche volte all’anno per acquietare la coscienza, escono dalle chiese esattamente come ci sono entrati: vuoti.
Probabilmente anche tu ti identifichi in questa descrizione.

Caro amico/a, devi sapere che tutto questo non ha nulla che fare con il vero cristianesimo, ma è solamente il frutto di una sterile religiosità vissuta senza conoscere realmente e personalmente Dio.
Il vero cristianesimo non è “noioso”, ma entusiasmante; non è “religioso”, ma spirituale; non “acquieta la coscienza”, ma dona una vera serenità ed una profonda pace; non è puramente “teorico”, ma incredibilmente pratico; non impone delle “regole”, ma trasforma la vita; non rende schiavo di “dogmi e precetti”, ma  libera dal peccato e dai vizi, non è una vuota “convenzione”, ma una concreta realtà, che riguarda proprio te, in prima persona.


IL VERO CRISTIANESIMO
Ma cosa significa, davvero, vivere il cristianesimo?
Intanto è utile sottolineare che il vero cristianesimo ha un inizio che non viene stabilito “a priori”, ma consiste in una scelta volontaria e risoluta di incontrare Dio, il Quale sempre si lascia trovare da chi lo cerca con cuore sincero. Quindi, l’incontro con Dio è lo “start” indispensabile per una vera vita cristiana. Senza questo non è possibile parlare di “cristianesimo”, ma piuttosto di “formalismo religioso”, perché il cristianesimo non si fonda su principi dogmatici, bensì su una esperienza diretta: l’incontro con Dio.

L’incontro con Dio è quel momento nel quale lo Spirito Santo ci porta a considerare chi siamo davvero. In quel glorioso momento crollano tutte le nostre barriere, cedono tutte le nostre scuse e per la prima volta ci troviamo di fronte alla realtà: riconosciamo di essere separati da Dio a causa della nostra condotta. Davanti alla giustizia perfetta di Dio non potremmo mai resistere, ma Dio stesso, per l’amore che prova proprio per te, ha creato una soluzione: Gesù Cristo. Lui, sebbene non avesse mai peccato, ha scelto di pagare il prezzo dei tuoi errori, affinché tu potessi essere riconciliato con Dio. Nel momento in cui un uomo, consapevole dei suoi errori, riconosce il sacrificio di Gesù e lo accetta come Personale Salvatore, scopre la meravigliosa Grazia ed l’inspiegabile perdono di Dio. Questo è “l’incontro con Dio”, questo è l’inizio del cristianesimo.
Caro amico, non sono soltanto parole: chi scrive (ed altre milioni di persone) possono assicurarti che non esiste esperienza più gloriosa ed indimenticabile dell’incontro con Dio.
Accettare Gesù nella propria vita come personale Signore e Salvatore sancisce il primo passo di un lungo cammino, che dura tutta la vita, nel quale fianco a fianco con Dio, si cresce alla scoperta di quella che è la Sua Volontà per l’uomo nella famiglia, nella chiesa e nella società.
Attraverso la lettura della Bibbia, Dio parla direttamente con il credente, il quale giorno dopo giorno realizza sempre di più la sorprendente Persona di Dio. Non più un cristianesimo vuoto o “fai-da-te”, ma una relazione reale con il proprio Creatore che manifesta chiaramente la sua presenza ed il suo aiuto nella vita di coloro che lo hanno accettato.

Caro amico/a, se il tuo cristianesimo è vuoto, ripetitivo, formale e “noioso” sappi che non è cristianesimo.
Dio è pronto a mostrarti la realtà del suo amore: disponi il tuo cuore a cercarlo sinceramente. Se vuoi saperne di più, non esitare a contattarci.





lunedì 3 ottobre 2011

PERCHE' ESISTI?


Tutto ciò che ci circonda ha uno scopo.
Le piante, gli animali, gli elementi: ogni cosa esiste per una motivazione.
Certamente anche tu, forse prima di dormire, forse numerose volte, ti sarai posto questa domanda che, come nessun’altra, è così tanto reale e radicata nell’intimo umano.
E’ davvero possibile che la motivazione della mia esistenza si limiti a lavorare, guardare la televisione, fare figli, invecchiare e poi morire? Alcuni affermano di “vivere”; questo non è vivere, ma solamente esistere. Arriva per tutti il giorno in cui, poggiando la testa sul cuscino, pensiamo: “La vita deve essere più di questo”. La differenza tra vivere ed esistere sta proprio nel chiedersi “Perché sono qui”.
“Perché esisto?” è senza dubbio la domanda più importante che tu possa porti, perché è proprio il significato a fare la distinzione tra una vita piena o una esistenza vuota.
Non si tratta di un problema “religioso”, bensì di un problema umano.
Pensatori, letterati, scienziati e religiosi hanno da sempre tentato di fornire risposte soddisfacenti, eppure ancora nel XXI secolo il vuoto dell’uomo rimane incolmato ed il suo dubbio irrisolto.
Mentre trasmissioni televisive si interrogano su quale sia il senso della vita senza trovare una vera risposta, l’uomo cerca in maniera sempre più urgente una risposta reale, concreta e definitiva.

DOVE TROVARE LA RISPOSTA
Non sono necessari pellegrinaggi su monti sperduti in cerca di vecchi saggi e nemmeno mesi di clausura in antichi conventi per trovare la risposta a questa domanda così pressante.
Molto più semplicemente, se desideri scoprire quale sia la tua “funzione”, devi rivolgerti a Colui che ti ha creato. Nessuno meglio di un inventore sa descrivere lo scopo di un suo progetto; allo stesso modo nessuno meglio di Dio, che ti ha formato, saprà dirti il motivo per cui esisti.
Indipendentemente dal fatto che tu lo creda o meno, Dio ti ha progettato, ti ha pensato, e ha fatto in modo che tu esistessi per uno scopo ben preciso. Qualcuno ha detto che sebbene possano esistere genitori “per sbaglio”, non si nasce per sbaglio. I tuoi genitori potrebbero non averti pianificato, ma Dio sì.
Tu sei importante; sei un progetto di Dio, e Lui desidera che tu scopra il motivo per cui esisti.
Il disagio dell’umanità che la porta ad interrogarsi sul motivo dell’esistenza è un sentimento che Dio stesso ha messo nel cuore della sua creatura, affinché essa sia portata a ricercare il reale senso della vita e di conseguenza a rivolgersi al suo Creatore.
E se Dio è l’inventore, la Bibbia è il Manuale di istruzioni per l’uso che l’inventore stesso ha redatto affinché l’uomo possa trovare il suo vero scopo, il suo vero significato.


ESISTI PER UN INCONTRO
La Bibbia afferma che Dio è amore. Non dice semplicemente che Dio ha amore, ma che Lui è l’essenza stessa dell’Amore. E proprio nel suo amore Lui ha pensato a te, ti ha formato, ti ha protetto nella tua crescita, ti ha parlato (e ti sta parlando anche ora), ti concede la salute, le forze, l’intelligenza, ti rinnova la vita ogni giorno perché tu lo possa incontrare.
Sì, tu esisti per incontrare Dio. Lui ti ha creato per dimostrarti tutto il suo amore, e finché non comprenderai questo la tua vita sarà sempre alla ricerca di un significato. Potrebbe sembrati un messaggio forte, ma se fallirai questo “bersaglio” avrai speso tutti gli anni della tua esistenza inutilmente.
Gesù afferma: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesú Cristo” (Giov. 17:3). L’apostolo Paolo afferma che “Ogni cosa è un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù” (Fil. 3:8), come a dire che non c’è nulla che sia anche solo lontanamente paragonabile al conoscere Dio.
Caro amico/a, l’incontro con Dio è l’unico elemento che da realmente senso, scopo e significato alla vita.
Nella Bibbia, Dio stesso dice:  “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; e io mi lascerò trovare da voi”.

Non sono soltanto parole, è una realtà profonda che si è realizzata in milioni e milioni di persone che hanno semplicemente deciso di cercare Dio con tutto il cuore, ed hanno scoperto che Dio si lascia trovare e riempie in modo meraviglioso il vuoto del cuore. Tutto questo, vale anche per te.
È opportuno ribadire il concetto: tu esisti perché Dio desidera incontrarti. Lui ti sta cercando per dimostrarti tutto il suo amore: per quanto tempo sceglierai di vivere una vita priva di significato?
Se desideri sapere di più su come “Incontrare Dio”, non esitare a contattarci. La posta in gioco è davvero molto alta: una vita piena al posto di una esistenza vuota, la vita eterna con Dio invece di una eternità lontano da Lui.

sabato 17 settembre 2011

HAI MAI "SENTITO" LA VOCE DI DIO?


Certamente questa domanda susciterà non poche perplessità nella maggior parte dei lettori. Anche coloro che si dicono religiosi infatti, sebbene sappiano perfettamente che esiste un Dio, non immaginerebbero mai che Lui potesse (e desiderasse) parlare direttamente e personalmente all’uomo.
I più si accontentano di una religione, mentre Dio desidera una relazione; molti identificano Dio in un insieme di rituali, mentre Lui è in realtà una Persona viva e reale che vuole parlare con la sua creatura.
Caro amico/a, è proprio così: Dio vuole parlare personalmente alla tua vita.
Il problema fondamentale è che, molto spesso, l’uomo non bada alla voce di Dio.

"Dio parla una volta, e anche due, ma l'uomo non ci bada; parla per via di sogni, di visioni notturne, quando un sonno profondo cade sui mortali, quando sui loro letti essi giacciono assopiti; allora egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti, per distogliere l'uomo dal suo modo di agire e tenere lontano da lui la superbia; per salvargli l'anima dalla fossa, la vita dalla freccia mortale” (Giobbe 33:14-18)

Questa affermazione è più che mai triste e reale: Dio parla continuamente alla tua vita, ma tu non poni attenzione alla sua voce. Ti ha parlato attraverso la morte di quella persona cara, attraverso una malattia, tramite una circostanza o per mezzo di sogno o di un pensiero, ma tu, probabilmente hai preferito far tacere quella voce che scopriva una verità forse scomoda.


L’UOMO NON CI BADA
Perché l’uomo non bada alla voce di Dio? Le risposte potrebbero essere tante, ma questa riflessione ne prenderà in considerazione solamente sei.

1)      L’uomo non ci bada, perché Dio non si impone.
Il Signore, nel suo amore, ti ha creato con la possibilità di scegliere se ascoltare o meno la sua voce. I mezzi di comunicazione umani studiano ogni strategia per penetrare la mente umana e indurre, anche con l’inganno, a compiere determinate azioni o a comprare particolari prodotti. Dio invece ha scelto di non imporre la sua voce, ma di parlare in modo sommesso e discreto.

2)      L’uomo non ci bada, perché si sente superiore.
“Sono cose del Medioevo” direbbe qualcuno. “Credi ancora a queste sciocchezze?”. Un motivo per cui l’uomo non presta attenzione alla voce di Dio è proprio la sua posizione di presunta superiorità. “Io sono uno studioso, un dirigente, non posso certamente credere a queste cose”. E così il messaggio di Dio, che sembra solo riguardare il futuro, diviene un messaggio “trascurabile” e l’uomo...non ci bada.

3)      L’uomo non ci bada, perché preferisce gli stordimenti alle riflessioni.
Dio parla attraverso le situazioni della vita, anche quelle più difficili, è l’uomo non ci bada perché preferisce coprire il proprio disagio e la propria sofferenza con tutto ciò che permette di non pensare. Droghe, alcool, “sballo”e quant’altro sono ormai le parole chiave di qualsiasi fascia d’età. Eppure Dio ti parla, e la sua voce si può sentire solo se presti attenzione.

4)      L’uomo non ci bada, perché permette ad altri di filtrare il messaggio di Dio.
In uno stato degli USA, un giovane, dopo aver commesso un omicidio, fu condannato dal governatore alla pena di morte. Mentre questo giovane si trovava in prigione, nel braccio della morte, era visitato quotidianamente da diversi “ministri di culto” ed un giorno giunse a dire “Basta, non ne posso più di tutti questi religiosi. Io sto per morire e tutto ciò che offrono sono soltanto parole”. Nel frattempo, grazie all’intercessione della popolazione locale che, attraverso varie manifestazioni chiedeva la sua liberazione, il governatore decise di accordargli la “Grazia”.
Il governatore decise di recarsi personalmente dal giovane in incognito e, vestendosi da prete, giunse al carcere con in mano l’atto di Grazia. Appena il giovane lo vide da lontano cominciò ad urlare: “Mandatelo via! Nono voglio più sentire nessuno che mi parli di Dio!”  e la sua insistenza fu tale che il governatore fu costretto ad andarsene, ed il giovane rifiuto la Grazia che lo avrebbe reso libero.
A volte, nella nostra società, succede qualcosa di simile. L’uomo ha bisogno del vero messaggio di liberazione, concreto e reale, che proviene direttamente dal Signore, ma stanco di sentire le solite quattro chiacchiere dei religiosi, preferisce non badare nemmeno alla voce di Dio stesso.

5)      L’uomo non ci bada, perché è arrabbiato con Dio.
Molto spesso l’uomo non bada alla voce di Dio, perché rigetta il messaggio e l’opera di Colui che considera suo nemico, responsabile diretto di ogni male della vita.
“Perché dovrei stare ad ascoltare la voce di un Dio che mi ha fatto tanto male?”. Il Signore viene visto come un Dio lontano, disinteressato e crudele, quando in realtà sta cercando di parlare al tuo cuore e dimostrarti, con i fatti, che ti ama più di ogni altra cosa.

6)      L’uomo non ci bada, perché non ha tempo.
In ultimo, molti sollevano la “scusa” di non avere tempo per Dio. Il lavoro, i figli, la palestra. Sono troppo giovane, sono troppo vecchio. Non fa per me, ho troppe cose da fare, non mi posso impegnare. Si potrebbe continuare per molto: le scuse davanti alla voce di Dio sono davvero numerose.

                                                      
E SE CI BADA?
Abbiamo valutato cosa spinge l’uomo a non badare alla voce di Dio. E se invece vi prestasse attenzione, cosa succederebbe? Forse starai pensando che tutto questo “non ha senso” perché nella tua vita “Dio non ti ha mai parlato” o “non si è mai interessato veramente di te”; ma tu, ti sei mai preoccupato di sentire davvero la voce di Dio? Hai mai prestato attenzione, con tutto il cuore, a ciò che ha da dirti?
Dio parla con te, anche in questo momento, forse per l’ennesima volta.  Cosa farai?
La Bibbia promette con assoluta certezza (e noi lo possiamo testimoniare) che se un uomo presta attenzione alla voce di Dio la sua vita può venire completamente trasformata. Scompaiono dubbi ed incertezza, sostituiti da una profonda pace, “scocca” una scintilla d’amore verso Colui che prima era visto come un nemico.
Gesù afferma: “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Ap. 3:20). Anche oggi Gesù Cristo sta bussando alla porta del tuo cuore; ascolterai la sua voce o continuerai a fare finta di niente? Non è sufficiente “ascoltare”, occorre aprire la porta, permettere alla meravigliosa Grazia di Dio di colmare il vuoto del cuore.

All’inizio di questa riflessione abbiamo letto, nel libro di Giobbe, che “Dio parla all’uomo, ma l’uomo non ci bada”, tuttavia, sempre nello stesso libro è anche scritto “Se gli uomini  l'ascoltano, se si sottomettono, finiscono i loro giorni nel benessere, e gli anni loro nella gioia(Giobbe 36:11). Fai la scelta giusta: ascolta la voce di Dio.

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(Articolo ispirato ad una predicazione del pastore Cesare Cananzi del 10 settembre 2011)

venerdì 2 settembre 2011

Il "mistero" del secondo comandamento



Tutte le religioni che si dicono cristiane sono concordi nell’affermare l’assoluta importanza dei 10 comandamenti,  e di conseguenza il titolo di questa riflessione potrebbe suscitare non poche perplessità. Effettivamente, in una nazione religiosa come la nostra, ogni pio fedele è assolutamente certo di conoscere, quantomeno a grandi linee, i dieci comandamenti. E probabilmente i più preparati, davanti alla richiesta di enunciare il secondo comandamento, citerebbero con fiera certezza la seguente espressione “Non nominare il nome di Dio invano”.
Tuttavia potrebbe risultare una amara “sorpresa” scoprire che in realtà la loro affermazione è falsa, perché il comandamento citato non è il secondo, bensì il terzo.
E non si tratta di una semplice dimenticanza, quanto piuttosto di un vero è proprio insabbiamento. Il secondo comandamento, infatti, è stato letteralmente “oscurato”.
I 10 comandamenti sono una Legge Morale che Dio stesso ha stabilito per gli uomini, e sono riportati in due passaggi della Bibbia, ed in entrambi esiste un “secondo” comandamento che, stranamente, non viene pronunciato nelle stanze e nelle chiese della religione più diffusa del nostro Paese.


IL SECONDO COMANDAMENTO
Il mistero si infittisce. Per quale motivo oscurare un comandamento che Dio stesso ha dato? E soprattutto, cosa dice questo comandamento?
Entrando in una chiesa evangelica, la prima cosa che colpisce il visitatore è l’assenza di immagini, ciondoli, candele, statue ed altari vari ed eventuali. Entrando in una “chiesa” infatti, siamo abituati a vedere quadri, statue ed altari che ritraggono personaggi del passato, davanti ai quali inginocchiarsi per rivolgere preghiere. Da dove deriva questa diversità nel mondo evangelico? Dal secondo comandamento! I comandamenti si trovano in Esodo 20 e Deuteronomio 5, ed in entrambi i casi al secondo posto troviamo la seguente espressione:

“Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che stanno lassù nel cielo o quaggiù sulla Terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire” (Esodo 20:4-5, Deuteronomio 5:8-9)

Ecco il secondo comandamento. Dio vieta espressamente e senza possibilità di seconde interpretazioni al suo popolo di farsi immagini di qualsiasi natura e di prostrarsi davanti ad esse.


UN COMANDAMENTO RIPETUTO
Questo comandamento, così palesemente “coperto”, è invece uno dei più pressanti da parte di Dio in tutta la Bibbia. Pochi argomenti sono trattati con la stessa enfasi da parte di Dio, il quale esprime chiaramente la sua forte contrarietà alla pratica di farsi delle immagini sacre e prostrarsi davanti ad esse.
"Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture, né monumenti. Nel vostro paese non rizzerete pietre scolpite per prostrarvi davanti a loro, poiché io sono il SIGNORE vostro Dio.” (Levitico 26:1) Non basterebbero numerose pagine per elencare tutti i riferimenti a questo ordine di Dio, che afferma ancora che coloro che si fanno immagini e le servono “Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile” (Romani 1:23).
Pregare davanti ad una immagine, non solo è contrario al volere di Dio, ma non potrà porteti nessun beneficio. Geremia afferma che queste statue “sono come spauracchi in un campo di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non possono camminare. Non li temete! perché non possono fare nessun male, e non è in loro potere di far del bene" (Ger. 10:5). Dio da un’ottima descrizione di questa condizione nel Salmo 115: “I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono. Come loro sono quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano.”
Anche nel Nuovo Testamento questo concetto viene ribadito, quando Pietro afferma “Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana” (Atti 17:29). Insomma, non c’è comandamento più ribadito del secondo.

Sarebbe davvero interessante scoprire cosa farai la prossima volta che entrerai in una “Chiesa” e ti troverai proprio davanti a queste immagini.  Farai finta di niente continuando con la tua religiosità superficiale, o prenderai  in considerazione ciò che Dio vuole veramente da te? Ignorerai anche tu il secondo comandamento?  

Rifletti ancora un istante con le parole del profeta Isaia:


Si tagliano dei cedri, si prendono degli elci, delle querce, si fa la scelta fra gli alberi della foresta, si piantano dei pini che la pioggia fa crescere. Poi tutto questo serve all'uomo per fare fuoco, ed egli ne prende per riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un dio e lo adora, ne scolpisce un'immagine, davanti alla quale si inginocchia. Ne brucia la metà nel fuoco, con l'altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: "Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!" Con l'avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: "Salvami, perché tu sei il mio dio!"
Non sanno nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi perché non vedano, e il cuore perché non comprendano. Nessuno rientra in sé stesso e ha conoscimento e intelletto per dire: "Ne ho bruciato la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, vi ho arrostito la carne che ho mangiata; con il resto farei un idolo abominevole? Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?" (Isaia 44:14-19)

giovedì 11 agosto 2011

Perchè dovrei pregare?


Se Dio conosce ogni cosa, quindi anche le mie necessità, per quale motivo dovrei pregare? Per quale motivo dovrei rivolgermi a Dio?
La ragione per cui molte persone si pongono questa domanda sta proprio in una concezione errata della preghiera. Molti infatti considerano la preghiera come un dovere imposto dal Creatore alle Sue creature; l’idea della coercizione rende effettivamente poco attraente questo esercizio spirituale, che invece è il mezzo per eccellenza dell’intimità con Dio.
Questo concetto di preghiera-dovere è una eredità della religione “tradizionale”, che collega la preghiera all’idea di penitenza: tante più preghiere ripeti, tanto più riesci ad ottenere l’attenzione divina. Ecco sorgere quindi, nel tempo, delle “guide alla preghiera”, ognuna corredata da diversi metodo sistematici per recitarne un certo numero. Tutto questo segue un sistema esteriore di adorazione simile a quello dei religiosi contemporanei di Gesù, da Lui esplicitamente condannato. “Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole” (Matteo 6:7).



LA PREGHIERA-AZIONE
Molte persone credono di potere utilizzare la preghiera come “amuleto”, rivolgendosi a Dio solo nel momento in cui ne sentono il bisogno, come se la preghiera costituisse un contentino al Signore, il quale, soddisfatto, interverrà in aiuto. Questa idea della preghiera è assolutamente distorta rispetto a ciò che la Bibbia afferma. Nel Nuovo Testamento è scritto “Non cessate mai di pregare(1 Tessalonicesi 5:17). Questo non significa certamente che un credente debba pregare 24 ore su 24, ma che la vita di un cristiano è vissuta con una attitudine di preghiera, sia nel bene che nel male. Il vero cristiano non prega per convenienza o per necessità, bensì per riconoscimento e adorazione a Dio. Le parole più importanti della preghiera non sono “Signore, ho bisogno di...” o “Signore dammi/fammi/aiutami...”! Piuttosto la preghiera dovrebbe essere qualcosa di spontaneo, di quotidiano e dovrebbe contenere l’adorazione a Dio per quello che Egli è, il ringraziamento per quello che Egli fa, il pentimento per il proprio peccato e le richieste del Suo meraviglioso intervento.

                                                      LA PREGHIERA-DONO
La Bibbia rivela la vera natura della preghiera: un dono fatto da Dio all’uomo. Pregando, il credente può rivolgersi direttamente al suo Creatore e Salvatore. La preghiera non è un momento in cui mendicare aiuto al cospetto della divinità, ma la possibilità per l’uomo di entrare in intimità con Dio, proprio allo stesso modo di quando conversiamo in forma privata con gli amici o le persone che consideriamo intime. Gesù afferma “ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto” (Matteo 6:6). Tutto il Nuovo Testamento (la seconda parte della Bibbia) è permeato di questa gioiosa realtà della preghiera-dono, dell’adorazione e del ringraziamento al Signore. Non un dovere, ma un privilegio. Nel libro degli Atti (nel Nuovo Testamento) troviamo riportata l’unica preghiera che i primi cristiani elevarono a Dio in una chiesa: è una preghiera spontanea, che non segue schemi prestabiliti, e leggendole anche dopo tanti secoli, possiamo valutarne il profondo sentimento di gratitudine e di certezza che caratterizza ogni parola (Atti 4:24-30).

LA PREGHIERA-CONTATTO
Tra i diversi termini utilizzati nel Nuovo testamento per indicare la preghiera ne ricorrono frequentemente due, i quali esprimono l’idea di “entrare in contatto con Dio”. “...Alzarono concordi la voce a Dio, e dissero...” (Atti 4:24). Questo verso esprime perfettamente tutta l’estemporaneità del contatto vivo tra il credente e Dio, un colloquio diretto, reale ed autentico al quale il Signore risponde sempre: “Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò e tutti furono ripieni di Spirito Santo...” (Atti 4:31). Il cristiano rende nota la propria richiesta al Signore, ed attende la risposta divina: questo atteggiamento è prima di tutto la certezza della risposta e poi la serena attesa dell’intervento divini. La preghiera non è quindi un “monologo” del credente, ma tra lui e Dio si instaura un contatto intimo e profondo.

Caro amico/a, forse dopo avere letto queste poche righe riconosci che il tuo modo di rivolgerti a Dio non corrisponde esattamente a ciò che Dio desidera. Forse ti rivolgi a Dio per convenienza, solamente quando ne hai bisogno, forse preghi in modo schematico e ripetitivo pensando così di soddisfare la giustizia di Dio o forse preghi in maniera distaccata, senza sentire alcuna risposta da parte di Dio.
Sappi che Dio è un padre meraviglioso e desidera avere una relazione intime e reale con te. Lì dove ti trovi, rivolgiti a Dio con semplicità e sincerità: chiedigli di farsi conoscere nella tua vita; ed anche tu potrai scoprire l’immenso dono della preghiera.



(Liberamente tratto da "A Domanda Risponde", Edizioni ADI-Media, pagg. 181-184)