venerdì 2 settembre 2011

Il "mistero" del secondo comandamento



Tutte le religioni che si dicono cristiane sono concordi nell’affermare l’assoluta importanza dei 10 comandamenti,  e di conseguenza il titolo di questa riflessione potrebbe suscitare non poche perplessità. Effettivamente, in una nazione religiosa come la nostra, ogni pio fedele è assolutamente certo di conoscere, quantomeno a grandi linee, i dieci comandamenti. E probabilmente i più preparati, davanti alla richiesta di enunciare il secondo comandamento, citerebbero con fiera certezza la seguente espressione “Non nominare il nome di Dio invano”.
Tuttavia potrebbe risultare una amara “sorpresa” scoprire che in realtà la loro affermazione è falsa, perché il comandamento citato non è il secondo, bensì il terzo.
E non si tratta di una semplice dimenticanza, quanto piuttosto di un vero è proprio insabbiamento. Il secondo comandamento, infatti, è stato letteralmente “oscurato”.
I 10 comandamenti sono una Legge Morale che Dio stesso ha stabilito per gli uomini, e sono riportati in due passaggi della Bibbia, ed in entrambi esiste un “secondo” comandamento che, stranamente, non viene pronunciato nelle stanze e nelle chiese della religione più diffusa del nostro Paese.


IL SECONDO COMANDAMENTO
Il mistero si infittisce. Per quale motivo oscurare un comandamento che Dio stesso ha dato? E soprattutto, cosa dice questo comandamento?
Entrando in una chiesa evangelica, la prima cosa che colpisce il visitatore è l’assenza di immagini, ciondoli, candele, statue ed altari vari ed eventuali. Entrando in una “chiesa” infatti, siamo abituati a vedere quadri, statue ed altari che ritraggono personaggi del passato, davanti ai quali inginocchiarsi per rivolgere preghiere. Da dove deriva questa diversità nel mondo evangelico? Dal secondo comandamento! I comandamenti si trovano in Esodo 20 e Deuteronomio 5, ed in entrambi i casi al secondo posto troviamo la seguente espressione:

“Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che stanno lassù nel cielo o quaggiù sulla Terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire” (Esodo 20:4-5, Deuteronomio 5:8-9)

Ecco il secondo comandamento. Dio vieta espressamente e senza possibilità di seconde interpretazioni al suo popolo di farsi immagini di qualsiasi natura e di prostrarsi davanti ad esse.


UN COMANDAMENTO RIPETUTO
Questo comandamento, così palesemente “coperto”, è invece uno dei più pressanti da parte di Dio in tutta la Bibbia. Pochi argomenti sono trattati con la stessa enfasi da parte di Dio, il quale esprime chiaramente la sua forte contrarietà alla pratica di farsi delle immagini sacre e prostrarsi davanti ad esse.
"Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture, né monumenti. Nel vostro paese non rizzerete pietre scolpite per prostrarvi davanti a loro, poiché io sono il SIGNORE vostro Dio.” (Levitico 26:1) Non basterebbero numerose pagine per elencare tutti i riferimenti a questo ordine di Dio, che afferma ancora che coloro che si fanno immagini e le servono “Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti, e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile” (Romani 1:23).
Pregare davanti ad una immagine, non solo è contrario al volere di Dio, ma non potrà porteti nessun beneficio. Geremia afferma che queste statue “sono come spauracchi in un campo di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non possono camminare. Non li temete! perché non possono fare nessun male, e non è in loro potere di far del bene" (Ger. 10:5). Dio da un’ottima descrizione di questa condizione nel Salmo 115: “I loro idoli sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non emette alcun suono. Come loro sono quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano.”
Anche nel Nuovo Testamento questo concetto viene ribadito, quando Pietro afferma “Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana” (Atti 17:29). Insomma, non c’è comandamento più ribadito del secondo.

Sarebbe davvero interessante scoprire cosa farai la prossima volta che entrerai in una “Chiesa” e ti troverai proprio davanti a queste immagini.  Farai finta di niente continuando con la tua religiosità superficiale, o prenderai  in considerazione ciò che Dio vuole veramente da te? Ignorerai anche tu il secondo comandamento?  

Rifletti ancora un istante con le parole del profeta Isaia:


Si tagliano dei cedri, si prendono degli elci, delle querce, si fa la scelta fra gli alberi della foresta, si piantano dei pini che la pioggia fa crescere. Poi tutto questo serve all'uomo per fare fuoco, ed egli ne prende per riscaldarsi, ne accende anche il forno per cuocere il pane; e ne fa pure un dio e lo adora, ne scolpisce un'immagine, davanti alla quale si inginocchia. Ne brucia la metà nel fuoco, con l'altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: "Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!" Con l'avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: "Salvami, perché tu sei il mio dio!"
Non sanno nulla, non capiscono nulla; hanno impiastrato loro gli occhi perché non vedano, e il cuore perché non comprendano. Nessuno rientra in sé stesso e ha conoscimento e intelletto per dire: "Ne ho bruciato la metà nel fuoco, sui suoi carboni ho fatto cuocere il pane, vi ho arrostito la carne che ho mangiata; con il resto farei un idolo abominevole? Mi inginocchierei davanti a un pezzo di legno?" (Isaia 44:14-19)

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