martedì 2 agosto 2011

Quando la vita cambia in un istante


Mi chiamo Davide, ho 46 anni e sono nato in una famiglia di credenti cristiani evangelici. I miei genitori, fin da piccolo, mi hanno trasmesso buoni e sani insegnamenti basati sulla Bibbia. Frequentavamo assieme le riunioni in chiesa, e Dio non ha mai mancato di benedire la nostra famiglia e di rispondere alle molteplici richieste di intervento.
Finite le scuole, all’età di 19 anni incominciai a lavorare: che gioia essere economicamente autonomo. Poco tempo dopo, in maniera del tutto improvvisa, venne a mancare mio padre all’età di 65 anni; ma la certezza della vita eterna che il nostro amato Redentore dona al credente ci fece superare l’evento umano della morte. Mia madre ed io vivevamo assieme e la nostra vita continuava nel confidare ed amare il nostro Salvatore Gesù Cristo.

LA SVOLTA
Nella serenità cristiana in cui vivevo, avevo anche fatto dei programmi per la mia vita: un percorso di studi, un lavoro, un matrimonio, dei figli, assistere i miei genitori e magari giungere infine a godersi la pensione. Avevo dei propositi impeccabili!
Tuttavia la Bibbia afferma che i pensieri e i piani dell’uomo spesso non corrispondono ai pensieri e ai piani di Dio. I miei programmi, per quanto buoni e sani, ben presto furono del tutto miracolosamente stravolti.
All’età di 25 anni, in una domenica di febbraio, accadde qualcosa che ancora oggi è inspiegabile.
Mentre mi trovavo in un campo di mia proprietà, fui raggiunto da un colpo di arma da fuoco alle vertebre cervicali: in un istante mi trovai a terra paralizzato.
Chiamarono i soccorsi. Sentivo le mie forze venire meno e, comprendendo la gravità dell’accaduto, riuscii a fare solamente una breve preghiera: “Dio, se è giunta la mia ora, rimetto il mio spirito nelle tue mani”. In quei momenti così terribili, provavo nel cuore una estrema serenità che solamente chi ha Dio nel cuore può comprendere. A causa dell’importante emorragia, persi i sensi e mi risvegliai due giorni dopo in ospedale: la misericordia di Dio mi aveva protetto e risparmiato da morte certa!
L’esito dell’accaduto fu inquadrato come paralisi completa dal collo in giù; ero in grado di muovere solamente la testa.

LA MIA VITA OGGI
Concludendo questa mia breve testimonianza, voglio citare un’altra promessa biblica con la quale Dio garantisce testualmente all’uomo che, nella sua infinita grazia, Egli si prende sempre cura dell’orfano e della vedova. E così è stato per noi; mia madre, dopo oltre 20 anni senza marito è rimasta sempre fedele a Dio e ha lasciato questa vita terrena all’età di 87 anni con la serenità, la pace ed il conforto che solamente il Signore concede a chi si affida a Lui.
I miei dieci anni successivi all’incidente si sono articolati in lunghi e dolorosi ricoveri in ospedali e centri di riabilitazione e se non fosse stato esclusivamente per la consolazione e la forza ricevuta da Gesù in quei momenti terribili, oggi non sarei qui a raccontarlo. Non mi sono mai sentito solo e anche alla luce di questo evento disumano non mi sono mai pentito di averlo accettato come mio personale Salvatore.

Oggi posso camminare e Dio mi ha concesso una bella famiglia ed un bambino.



Caro lettore, accetta Gesù nella tua vita come personale Salvatore ed Egli si prenderà cura di te, come lo ha fatto per me e per tutti coloro che lo amano, donandoci la salvezza e la certezza della vita eterna in Lui.

venerdì 29 luglio 2011

LIBERO...O SCHIAVO?


Se qualcuno ti chiedesse in questo momento: “Tu sei libero?” molto probabilmente risponderesti di sì. Effettivamente le libertà di cui godiamo nella nostra società non sono poche; di pensiero, di parola, di religione, ecc, ed il termine schiavitù proietta il nostro immaginario verso capitoli della storia come il maltrattamento dei neri d’America o l’olocausto degli ebrei nei lager nazisti.
Premesso che anche i nostri tempi sono caratterizzati da svariate forme di schiavitù (traffico di clandestini, sfruttamento della prostituzione, ecc) è opportuno sottolineare che la schiavitù è semplicemnte una condizione nella quale non possiamo fare ciò che vorremmo. Ad uno sguardo più attento, esistono in effetti molte schiavitù che possono colpire l’essere umano: droghe, alcool, gioco d’azzardo e vizi sono solamente alcuni esempi. Tra le situazioni delle quali l’uomo non ha il controllo potremmo inserire anche la malattia, nella quale vorremmo stare bene, ma non possiamo o la morte, nella quale vorremmo vivere, ma siamo costretti a lasciare ogni cosa.
Tuttavia, caro amico/a, esiste una schiavitù estremamente più profonda, che ti riguarda in prima persona, dalla quale sgorgano tutte le altre. E’ una schiavitù che coinvolge indistintamente tutti gli esseri umani, quindi anche te.

                                                      LA VERA SCHIAVITU'
Un giorno Gesù disse queste parole, eterne e taglienti: Chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giov. 8:34). Il Figlio di Dio stava letteralmente “mettendo il dito nella piaga” dell’essere umano, insegnando che tutti gli uomini hanno bisogno di essere liberati da una schiavitù antica e moderna: il peccato. Davanti a questa scomoda verità, molti (e forse anche tu) si giustificano con espressioni come “io non sono un peccatore! Questa parola non mi riguarda: non uccido e non rubo”. Il peccato non può certamente essere definito e limitato come “azione illecita”, ma piuttosto come una condizione di separazione da Dio che porta l’uomo ad un modo di pensare, di agire e di vivere in una direzione lontana dal suo amore e dalla sua volontà.
Gli uomini possono anche non voler sentire questo termine, considerandolo antico, ma la schiavitù del peccato fa comunque sentire tutti i suoi effetti: il vuoto nel cuore, la paura, l’incertezza, il bisogno di pace sono solamente alcuni sintomi. Il peccato è annidato nel tuo cuore, ti separa da Dio e ti rende schiavo.
Anche l’apostolo Paolo poteva dire: “Anche noi un tempo eravamo insensati, ribelli, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri...” (Tito 3:3).
Forse cerchi di nascondere questa voce, pensi di essere libero, di fare ciò che ritieni migliore, di avere tutto ciò di cui hai bisogno eppure sai bene, in fondo al tuo cuore, quando sei solo con i tuoi pensieri, di non essere veramente libero.

LA VERA LIBERTA'
Davanti a questa verità, esistono solamente due possibili risposte. Continuare ad ignorare questa condizione di schiavitù, come se nulla fosse, ben consapevoli di ciò che comporta la separazione da Dio, oppure prendere atto della propria condizione e cercare la soluzione: la vera libertà.
Ed è proprio Gesù, che dopo aver messo in luce il problema della schiavitù dell’uomo ad offrire l’unica soluzione efficace: Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giov. 8:30).
Oggi Gesù è pronto a liberare la tua vita dal peso del peccato, è pronto a ricostruire un rapporto intimo e reale tra te e Dio, un rapporto dal quale scaturisce pace, gioia e certezza. Lui è pronto... e tu?
Dio ti invita: “voi che siete affaticati ed oppressi venite a me, ed io vi darò riposo” ed ancora “se il Figlio vi fa liberi, voi sarete veramente liberi”. Cosa aspetti?

Lì dove ti trovi, così come sei, rivolgi il tuo “sguardo” verso Gesù Cristo, colui che può e vuole liberare la tua vita dal peccato.
Confessa a lui la tua condizione con tutto te stesso, con sincerità e chiedi a Dio ti perdonarti, di togliere il peccato e di farti gustare la profonda pace che proviene solo dall’essere riconciliato con Lui.
Dio non aspetta altro. Non è arrabbiato con te, non è pronto a giudicarti, ma ti aspetta a braccia aperte e desidera solamente che tu possa...tornare a casa.


mercoledì 13 luglio 2011

Colpa di Dio?



Secondo una buona parte dell’opinione comune, Dio è senza dubbio colpevole di svariate ingiustizie che accadono nel mondo, sia personali che globali.
Non è strano sentire frasi come: “Se Dio mi amasse non mi sarebbe successo questo”, oppure “Dio mi ha fatto soffrire”, o ancora “Se Dio esiste, perché i bambini muoiono di fame?”.
Insomma, disavventure personali, catastrofi globali, malattie, povertà e guerre sono, a detta di molti, colpa di Dio senza alcuna discussione.
Una prima considerazione che si potrebbe fare a questo proposito è la seguente: coloro che sostengono che Dio sia effettivamente il responsabile del male, non dovrebbero quantomeno riconoscere, per onestà e coerenza , che Egli è necessariamente anche l’autore del bene? Dal momento che si accusa Dio anche per insignificanti disavventure quotidiane, come se il Creatore giocasse con l'esistenza dell'uomo, non si dovrebbe quantomeno ringraziarlo della vita stessa, della salute, della famiglia, del lavoro, ecc...? Se davvero Dio gestisce la vita dell'uomo, significa che lo fa nel male...e nel bene. Eppure l’essere umano ha questa innata tendenza: è pronto ad attribuirsi il merito del bene e a scaricare, spesso su Dio, la responsabilità del male...
 
 
IL BARBIERE
Un giorno un uomo si recò da un barbiere.
Il barbiere lo fece accomodare, gli mise la mantellina sulle spalle e cominciò a tagliare i capelli. Come spesso accade, cominciarono a parlare di numerosi argomenti finché il discorso finì sull’argomento “Dio”.
Dio?” rispose il barbiere, “Dio non esiste. Se Dio esistesse non ci sarebbero le guerre. Se Dio esistesse non ci sarebbe la fame. Se Dio esistesse non ci sarebbero le ingiustizie. No, Dio non esiste e se esiste è un Dio crudele”.
L’uomo ascoltava e rifletteva su queste parole quando dalla vetrina del negozio vide passare un mendicate, con la barba incolta, trasandato, con i capelli sporchi e disordinati. D’istinto disse: “I barbieri non esistono!”. A quel punto il barbiere, decisamente stupito da quella affermazione, rispose: “Che significa?
Certo che i barbieri esistono! Io sono un barbiere!
Quell’uomo rispose: “Guarda quel mendicante fuori dalla vetrina del negozio: se i barbieri esistessero, non dovrebbero esserci persone con la barba incolta e i capelli disordinati!” . Il barbiere giustamente rispose: “Ma non è colpa mia: è lui che non viene da me a farsi tagliare i capelli! Se quel mendicante volesse e mi chiedesse aiuto, io lo sistemerei!”. Il cliente quindi rispose: “Lo stesso è con Dio. Il male dell’umanità non proviene da lui, ma dal fatto che l’uomo non Lo considera, anzi cammina esattamente nella strada opposta ai suoi consigli
Questa semplice storia rende perfettamente il concetto: è davvero Dio la causa delle “disgrazie” o forse è la conseguenza naturale del fatto che l’uomo, nella sua ostinatezza, non fa riferimento a Lui?

                                                      DI CHI E’ LA COLPA?
Dio ama profondamente l’uomo, la sua creatura. Proprio a questa ragione gli ha dato dei consigli utili per vivere una vita felice e serena, sia che le cose vadano bene sia nel caso in cui vadano male.
Dio consiglia, ad esempio, di avere cura del proprio corpo o di vivere in buoni rapporti con gli altri.
Si può dire che sia colpa di Dio se un uomo, dopo avere fumato tutta la vita (ben consapevole dei danni che questo arrecasse) sviluppa una malattia polmonare?
O come si potrebbe sostenere che sia colpa di Dio la fame nel mondo, conseguenza naturale di guerre e ingiustizie operate dall’uomo lontano dal Signore?
Se una famiglia si distrugge, possono forse i coniugi prendersela con Dio, quando probabilmente nella loro vita Lui aveva un ruolo assolutamente marginale?
Si potrebbe continuare molto, ma l’essenziale sta nel chiedersi quante delle colpe che imputiamo a Dio siano in realtà conseguenze naturali di scelte operate senza il consiglio del Signore.

Amico/a, oggi Dio ha una proposta da farti. Lui non ti illude: non ti promette che tutto nella vita andrà “come desideri tu”, ma ti assicura, con assoluta certezza, che se tu lo metterai al primo posto della tua vita Lui sarà con te in ogni situazione. E Dio, nella vita di un uomo, fa la differenza. Ricevi Gesù nel tuo cuore, ed imparerai a vedere l’immenso bene che Dio fa per te.

martedì 12 luglio 2011

BREVE PROFILO STORICO DEL MOVIMENTO PENTECOSTALE IN ITALIA



Gli inizi
Le chiese cristiane evangeliche di fede pentecostale non sono una nuova chiesa né una nuova religione; esse infatti si identificano piuttosto nel ritrovato vigore spirituale di una chiesa antica di 2000 anni. Questo fenomeno, descrivibile come una ricerca di aderire ai soli principi della Bibbia e il desiderio di avere la fede e lo zelo della prima chiesa cristiana, ha assunto nel mondo proporzioni inimmaginabili e prende il nome di Risveglio Pentecostale.
Secondo il CENSUR (Centro di Studi sulle Nuove Religioni) il pentecostalismo rappresenta il maggiore movimento di risveglio nella storia del cristianesimo: in meno di un secolo dalla sua origine [...] ha raggiunto la cifra di 470 milioni di fedeli, più di un quinto dei cristiani presenti oggi nel mondo.
Sebbene siano numerosi i  fattori che hanno portato alla nascita del movimento pentecostale, ci limiteremo a dire che questo risveglio religioso conosce la sua origine ufficiale il 1 gennaio 1901, quando Agnese Ozman [foto], una studentessa della Bethel Bible School di Topeka realizzò per prima la veridicità e l’attualità della promessa di Gesù riguardo al battesimo nello Spirito Santo: quella notte infatti, Agnese fu riempita di Spirito Santo e cominciò a parlare in altre lingue, esattamente come successe ai discepoli il giorno di Pentecoste.
Cominciò da allora, all’interno della Scuola Biblica Bethel , un profondo interesse nei confronti della persona dello Spirito Santo.  Il direttore Charles F. Parham, concesse anche ad alcuni studenti afro-americani la possibilità di partecipare alle lezioni nella sua scuola, e tra questi studenti era presente William J. Seymour, un pastore battista, che riconoscendo il fondamento biblico della dottrina del battesimo dello Spirito Santo, aprì un locale di culto a Los Angeles, precisamente al numero 312 della strada chiamata Azusa Street. Questo luogo può essere considerato il punto d’avvio del pentecostalismo.
In quel luogo Dio cominciò a battezzare con lo Spirito Santo e migliaia di persone furono richiamate ad Azusa Street per verificare, di persona, gli eventi che accadevano.

I primi italiani
In quegli anni negli Stati Uniti era presente anche una importante rappresentanza di italiani, emigrati in cerca di fortuna: uno di questi, Luigi Francescon, ricevette il battesimo nello Spirito Santo nell’aprile del 1907. Fu proprio Francescon, insieme a Pietro Ottolini, che predicando nella chiesa presbiteriana italiana di Chicago furono testimoni di un evento che stravolse ulteriormente le loro vite: quel giorno, precisamente il 15 settembre 1907, lo Spirito Santo scese su tutta quella chiesa, e tutti furono riempiti, battezzati e parlavano in altre lingue; Francescon definirà quel giorno come “un giorno di sacra memoria” e “l’indimenticabile 15 settembre”.

                                                      Le prime chiese in Italia
Alcuni italiani, convertiti all’Evangelo, sentirono il desiderio di tornare in patria per condividere e diffondere la potente verità dell’Evangelo. Nel novembre del 1908 Giacomo Lombardi, un emigrato senza alcuna istruzione, giunse in Italia ed evangelizzò un amico di infanzia che abitava a Roma. Si formò un piccolo gruppo di credenti, il quale per circa due anni si riunì presso la casa privata dell’amico romano per lodare Dio e dopo un breve periodo, si costituì in comunità cristiana evangelica pentecostale. Nel 1910 Pietro Ottolini si trasferì in Italia per un periodo di quasi cinque anni. Nello stesso anno egli aprì una chiesa a Milano. Nel 1910 le comunità pentecostali in Italia erano in tutto quattro. Nel 1920 il loro numero salì a quattordici nonostante la prima guerra mondiale. Nel 1930 esistevano 148 chiese e nel 1940 divennero 175. Queste chiese non erano ancora organizzate e i neoconvertiti, provenienti direttamente dal cattolicesimo,  non erano a conoscenza né dell’eredità storica della Riforma né dei precedenti risvegli evangelici; essi ritenevano che, mediante l’Evangelo, si erano congiunti direttamente al cristianesimo dell’era apostolica.

La persecuzione (1930-1945)
Nel 1930 venne poi adottato il nome ufficiale di Congregazione Cristiana Pentecostale. Alessandro Iovino, scrittore, storico e saggista contemporaneo afferma che “la dirigenza fascista, una volta conquistato il potere, cercò di portare a termine il processo di normalizzazione nel Paese. Mussolini intuì che questo sarebbe stato possibile solo stringendo dei legami e un rapporto di reciproco rispetto con un’istituzione ben più radicata nel Paese del regime stesso: la Chiesa Cattolica. L’11 febbraio del 1929 furono perciò siglati i Patti lateranensi tra Mussolini e il cardinale Gasparri, ovvero un trattato, una parte finanziaria e un concordato. Questi benefici di cui godeva la Santa sede fecero in modo che, da parte del clero, venisse considerata inammissibile l’esistenza di altre confessioni religiose”.
Sebbene fosse ancora presente una “Legge sui culti ammessi”, il riconoscimento della Chiesa Cattolica come religione di stato aveva portato, di fatto, a condizioni di esistenza che rendevano difficilissima la vita per gli evangelici.
Sempre Iovino, nella sua relazione “Il movimento pentecostale tra riflessione storica e proiezione teologica” continua la disamina storica fino al momento più acuto della persecuzione, affermando:

Facendo leva sulle posizioni pacifiste dei pentecostali, il clero riuscì a mettere seriamente in difficoltà il loro mondo, che per tali ragioni divenne particolarmente inviso alle autorità fasciste. L’anno 1935 fu per i pentecostali di certo l’annus horribilis. Il 9 aprile fu ufficializzata, da parte del Ministero dell’Interno, l’infamante e discriminatoria circolare n° 600/158, più conosciuta come la “Circolare Buffarini-Guidi” (dal nome del sottosegretario all’Interno che la firmò). Questa circolare fu rivolta ai Prefetti di tutto il territorio nazionale per contrastare e proibire “pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza”. Una circolare a sfondo sicuramente razziale e discriminatorio che ebbe, nel mondo pentecostale, una delle parti della popolazione più colpita. Ecco come definisce Peyrot quei momenti:

Da quella data, cioè dal 9 aprile 1935, ha inizio la persecuzione contro i pentecostali con arresti, deportazioni, confino e campi di concentramento: nessuno potrà scrivere quella storia che, d’altronde, sembra incredibile ed ha solo riscontro con quella dei primi secoli della Chiesa.

Questo il triste epilogo del periodo della persecuzione nei confronti dei pentecostali. Questo momento è stato definito propriamente dal pastore Francesco Toppi “resistenza pentecostale” (in E Mi Sarete Testimoni).

                                                    Il dopoguerra
L’annullamento in sede giudiziale della Circolare Buffarini-Guidi si ebbe solamente nel 1955. Con grande sorpresa, già nel 1945, ci si accorse che proprio nel periodo della repressione fascista, il quale puntava allo scioglimento delle comunità pentecostali, le chiese pentecostali erano invece aumentate in maniera considerevole. Nel 1947 nacquero così le Assemblee di Dio in Italia, la denominazione più nota e la terza presenza religiosa organizzata in Italia (dopo Chiesa Cattolica e i testimoni di Geova); esse contano nel paese più di mille e cento chiese e centoquarantamila membri. Nel 1988 queste, attraverso le loro rappresentanze hanno stipulato un’ Intesa con lo Stato italiano, trasformata, ai sensi dell’art. 8 della Costituzione repubblicana, nella legge d’esecuzione n. 517/1988.

I nostri giorni
Prendendo sempre in prestito le parole di Iovino, il movimento pentecostale è in vertiginosa crescita nel mondo intero. In base all’attuale ritmo di crescita e ad alcuni calcoli statistici, è presumibile che entro il 2025 i pentecostali arrivino a raggiungere il 50% del totale dei cristiani nel mondo . Questo fenomeno di larga diffusione è dovuto al fatto che, tra credenti di tutto il mondo, cresce il desiderio di una maggiore spiritualità e la voglia di realizzare una diretta e personale esperienza di contatto con Dio, uscire dalla schematicità del formalismo religioso per favorire l’esercizio della fede e dei carismi dello Spirito Santo tra credenti nelle comunità costituite, realizzando concretamente le promesse di Dio. Il movimento pentecostale pur conservando e riproponendo i principi che furono della Riforma ( sola gratia, , sola Scriptura, solus Christus), intende incarnare l’adempimento dell’insegnamento di Gesù Cristo: “… l’Evangelo è annunciato ai poveri” (Mt. 11:5).
Un altro aspetto fondamentale del movimento pentecostale, è che si propone accessibile a tutti: al rigore liturgico (caratteristico della Chiesa Cattolica e delle Chiese Riformate) i pentecostali riconoscono e ricercano la guida dello Spirito Santo rendendo, le loro, riunioni spontanee.

Bibliografia:

-Relazione al convegno "Il movimento pentecostale tra riflessione storica e proiezione teologica", Alessandro Iovino - Aversa (Caserta), 17-18 ottobre 2008 (http://www.cesnur.org/2008/iovino.htm)
-F. Toppi, E mi sarete Testimoni, ADI-Media, Roma 1999


mercoledì 29 giugno 2011

TU SEI PRONTO?


Preannunciare eventi apocalittici, distruzioni del mondo e catastrofi naturali è ormai all’ordine del giorno. Dai Maya a Nostradamus, dalle religioni moderne agli scienziati: ognuno proclama il proprio e personale “tempo della fine”.
La Bibbia sostiene con certezza assoluta che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, colui che è morto e risorto per i peccati dell’umanità, ritornerà dal cielo per prendere con sé la Sua chiesa e giudicare il mondo.
Potrebbe sembrarti la trama di un romanzo fantasy, forse sorridi davanti a queste parole, ma la Sacra Scrittura, che sempre si è dimostrata attendibile, dichiara questa verità con estrema determinazione.
La venuta di Gesù sulla terra, oltre 2000 anni fa, era stata preannunciata da numerosi profeti e sebbene pochi vi credessero, questa si è verificata. Nel Nuovo Testamento la seconda venuta di Gesù, ovvero il suo ritorno, è menzionata oltre 300 volte; libri interi ed interi capitoli le sono dedicati. La seconda venuta di Gesù è sicuramente uno tra i più importanti argomenti della Bibbia.

I discepoli avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, e due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesú, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo" (Atti 1:10-11).


                                                      COME?
Come avverrà questo momento, generalmente conosciuto con il nome di avvento?
Il ritorno di Gesù si concretizzerà in due momenti principali: il “rapimento” dei credenti ed il giudizio dei non credenti. Perché davanti a Dio non esistono classificazioni razziali, nazionali, ideologiche o politiche, ma gli uomini si suddividono solamente a seconda della condizione della loro anima in salvati e non salvati. Al momento del ritorno di Gesù i salvati, ovvero coloro che hanno ricevuto Cristo Gesù e la sua opera nella propria vita, verranno rapiti nel cielo. L’apostolo Paolo si esprime in questo modo: Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e cosí saremo sempre con il Signore. (I Tess. 4:15-17). Quale gloriosa promessa! Ancora Gesù stesso afferma: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giov. 14:3). Ancora, sempre Gesù dice:  “Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli a raccogliere i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremo della terra all'estremo del cielo” (Mar. 13:26)
Il ritorno di Gesù sarà un momento sublime nel quale la vera chiesa, paragonata ad una Sposa andrà incontro al suo Sposo, il Figlio di Dio per celebrare delle nozze che dureranno per sempre.
Tuttavia, per coloro che hanno rifiutato la Grazia di Dio o vissuto una religiosità superficiale , il ritorno di Gesù rappresenterà un momento di terribile angoscia. Cristo non sarà più come “un agnello umile, muto davanti a chi lo tosa”, ma verrà come Re dei re e Signore dei signori per giudicare il mondo e retribuire ciascuno secondo il suo operato. In quel giorno la Bibbia parla di un “pianto ed uno stridore di denti” che non conoscerà pace.
Oggi, amico/a, è il tempo della Grazia. Oggi le braccia della misericordia di Dio sono aperte per riceverti. Oggi, per te, non c’è giudizio, ma perdono; non c’è condanna, ma vita eterna. Non aspettare a ricevere Cristo nella tua vita, perché non sai per quanto tempo questo sarà ancora possibile!

QUANDO?
Abbiamo visto Come e Chi riguarderà il ritorno di Gesù; ma quando avverranno queste cose?
Come abbiamo detto nell’introduzione, gli uomini hanno fatto (e fanno ancora oggi) innumerevole tentativi di stabilire il momento in cui il Figlio di Dio tornerà. La Bibbia insegna chiaramente che non è possibile stabilire il momento della sua seconda venuta. Infatti è scritto (a più riprese) che quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre. State in guardia, vegliate, poiché non sapete quando sarà quel momento.(Mar. 13:32-33).
A nessuno è dato di sapere quando si verificherà questo evento, sebbene la Bibbia e gli eventi che ci circondano fanno ben pensare che questo non sia molto lontano. Ogni vero credente dovrebbe vivere la propria vita come se Gesù tornasse oggi: sempre pronti, sempre fedeli.
Una cosa è certa, ogni giorno che passa il ritorno di Cristo è più vicino: Gesù è alle porte.
Tu sei pronto? Il tuo destino eterno dipende da te. La porta è aperta, ma potrebbe essere solamente per oggi. Accetta l’invito di Dio, non rimandare, perché Gesù sta per tornare.


lunedì 20 giugno 2011

IL PRIMO POSTO


Ognuno di noi possiede un determinato insieme di valori e convinzioni. Sono proprio questi valori e queste convinzioni a dare significato alla nostra esistenza, al nostro tempo, alle nostre risorse ed energie. Famiglia, lavoro, realizzazione personale, hobbies, sono solamente alcuni esempi di quelli che potremmo definire i “principi fondamentali” di una vita equilibrata.
A stabilire la nostra condotta tuttavia, non è solamente la scelta di quali valori promuovere, ma anche (e soprattutto) le priorità che ad essi attribuiamo.
Ad esempio, “famiglia” e “lavoro” potrebbero essere entrambi degli elementi importanti, ma a seconda della priorità che viene loro assegnata, verranno effettuate scelte differenti. Se il lavoro viene prima della famiglia, si potrebbe sacrificare una uscita con i propri figli in cambio di una promozione. Viceversa, se la famiglia viene considerata una priorità maggiore, si potrebbe rifiutare un aumento di stipendio per avere la possibilità di trascorre più tempo con il proprio coniuge.
Le priorità che attribuiamo alle nostre convinzioni sono fondamentali. 

E Dio, il tuo Creatore, che posto occupa nella classifica dei tuoi valori?


UNA POSIZIONE SCOMODA
“Tutto sommato, io credo che Dio esista”
“Ogni tanto vado in chiesa”
“Ritengo vere alcune cose scritte nella Bibbia, ma non tutte”

Probabilmente molte persone si riconoscono in espressioni simili a queste. Dio e la spiritualità hanno effettivamente un posto nella personale scala di valori, ma è una posizione marginale.
Quanti potrebbero invece affermare che “Dio è il TUTTO della mia vita”? Oppure, quanti potrebbero sostenere fieramente che “Dio non è semplicemente una parte della mia esistenza, bensì il centro stesso su cui ruotano tutte le mie scelte”?
Caro amico/a, è importante che tu sappia qualcosa di fondamentale:

Se Dio non ha il primo posto delle tue priorità, non avrà nessun posto nella tua vita.

Dio non si accontenta del secondo posto. Non ha certamente bisogno che tu “lo accontenti” dedicandogli il superfluo del tuo tempo e delle tue energie, cercando magari di placare la tua coscienza. L’Eterno non accetterà mai parte del tuo cuore, parte della tua anima o parte delle tue forza, ma la Bibbia afferma: 
Tu amerai il Signore, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze”. (Deuteronomio 6:5).
Queste parole potranno sembrarti dure, ma se al primo posto della tua vita c’è la tua famiglia, il tuo lavoro, o forse la tua persona stessa, allora devi sapere che anche la religiosità che pratichi, qualunque essa sia, sarà solamente un bell'abito di formalità, privo di qualsiasi sostanza che certamente non ti condurrà alla vita eterna.
Dio non può essere un accessorio della tua vita ed essere cristiano non significa vivere una religiosità mediocre, superficiale, condita delle proprie convinzioni personali.


UNA NUOVA VISIONE
Non è certamente facile togliere la prima priorità della vita per lasciare quel posto a Dio. Il punto fondamentale, a volte difficile da comprendere, è che tutto il vero cristianesimo insegnato da Gesù non è facile. Si basa sulla rinuncia di sé stessi, sull’amore e sul perdono dei nemici, su scelte difficili ed impopolari, sulla derisione di chi ci sta attorno, perchè il cristiano vive controcorrente.
Se stai praticando un cristianesimo facile e confortevole, senza difficoltà ed ostacoli, sappi che molto probabilmente è un cristianesimo lontano dal “progetto” di Cristo: comodo, ma inutile.
Collocare Dio al primo posto della vita è difficile, forse umanamente impossibile. Ed è proprio per questo che Dio stesso, attraverso la sua meravigliosa Grazia, rende l’uomo capace di amarLo veramente.
Oggi, se il Signore occupa un posto secondario della tua vita e questo ti porta a vivere una religiosità priva di qualsiasi spessore e concretezza, sappi che Dio è pronto a fare qualcosa per te se tu sarai disposto a riceverlo.
Scopri nella Bibbia cosa Dio desidera da te e, dove ti trovi, prega che Lui si faccia conoscere realmente nella tua vita, offrigli il primo posto nel tuo cuore e nelle tue priorità.


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giovedì 19 maggio 2011

Un solo mediatore


Secondo il dizionario della lingua italiana, il mediatore può essere definito come colui che interviene per determinare l’accordo tra due parti. Questo concetto ci è molto chiaro quando pensiamo, ad esempio, ad una “mediazione immobiliare”: tra il venditore di una casa e l’interessato acquirente si pone “nel mezzo” il mediatore, che lavora da entrambe le parti per consentire il raggiungimento di un accordo. O ancora, nel caso di una disputa tra due persone, potrebbe essere eletto un terzo che, con il ruolo appunto di mediatore, cerchi di portare la riappacificazione tra le parti.
Anche l’uomo, con la sua tendenza naturale a peccare e a disubbidire alla legge di Dio, si trova in una condizione di lontananza dal Padre e necessita quindi di un mediatore, di qualcuno che porti “la pace” tra le due parti. Chi può tuttavia ricoprire un ruolo così importante e complesso?

C’E’ UN SOLO MEDIATORE
Durante il corso della storia del cristianesimo, l’uomo ha “proposto” (e propone ancora ai nostri giorni) diverse figure che tentino di mediare la creatura nei confronti del suo Creatore.
Per molti infatti, ancora oggi, un possibile mediatore è il “sacerdote”. Un uomo che, investito della carica divina, possa assolvere gli errori del fedele e quindi ristabilire un buon livello di armonia tra Dio e il cristiano. Oppure alcuni ritengono che uomini già morti e in una condizione di “santità”, possano intercedere davanti a Dio perché conceda all’uomo "una grazia".
Tuttavia la Bibbia, fondamento basilare del cristianesimo, scredita ogni forma mediatore “fai-da-te” frutto di invenzione umana, per lasciare il posto all’unico in grado di assolvere realmente a questo compito: Gesù Cristo. E’ scritto infatti: “C'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo.” (I Timoteo 2:5). Il Figlio di Dio è l’unico mediatore in grado di riappacificare il Padre con il credente.
Anche per il perdono del peccato la mediazione di un uomo non ha assolutamente alcun valore, infatti la Scrittura afferma che “se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesú Cristo, il giusto.” (I Giovanni 2:1). Per quanto riguarda invece l’uno o l’altro “santo” che interceda per l’uomo, anche qui la Bibbia è molto chiara: “Cristo Gesú è colui che è morto e, ancor piú, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi” (Romani 8:34).
Solamente una persona può prendere la nostra preghiera, presentarla al Padre e ottenere misericordia: Gesù Cristo, Figlio di Dio, vero Dio e vero uomo.

UN PARI LIVELLO
Abbiamo detto che tra uomo e Dio esiste un disaccordo, nel quale Dio è “la parte lesa” (offesa) dal peccato dell’umanità. Tuttavia, proprio il Padre, che è amore e desidera avere una relazione intima e profonda con la sua creatura, ha provveduto la soluzione: Gesù Cristo, suo unico Figlio, è morto sulla croce (al posto dell’uomo) per colmare l’ingiustizia creata dal peccato e riconciliare l’uomo con Dio.
Perché non poteva un semplice essere umano ricoprire questo ruolo? Perché non scegliere un profeta o un martire a sacrificare la propria vita per gli altri, ma proprio Dio stesso?
C’è un esempio che aiuta a comprenderne questo motivo.
Se un soldato semplice commette un torto nei confronti di un generale, a poco potrà contare l’intercessione di un altro soldato semplice per ottenere il perdono del primo. Ma se interviene un secondo generale, che ha lo stesso grado e livello di colui che è stato offeso, e intercede affinché il torto commesso dal soldato semplice sia perdonato, allora questo avverrà.
Colui che intercede per qualcun altro ha credibilità nel momento in cui ha lo stesso “grado di autorità” di colui che è stato offeso.
Allo stesso modo, l’offesa procurata a Dio Padre dal peccato dell’uomo non può essere perdonata tramite l’intercessione o l’assoluzione di un altro uomo, ma solo attraverso qualcuno che abbia la stessa autorità di Dio Padre: Gesù Cristo, il quale, essendo allo stesso livello di Dio, intercede e ottiene misericordia grazie al suo sacrificio sulla croce, che ancora oggi è in grado di perdonare e rendere libero l’uomo.

A chi stai rivolgendo oggi la tua preghiera? Su cui ti stai appoggiando per ottenere una riappacificazione con Dio? Se la risposta è su un uomo, sia vivo che morto, sappi che la tua richiesta non potrà trovare risposta davanti al trono di Dio. Oggi stesso indirizza il tuo sguardo verso Cristo Gesù, l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, rifletti sul suo sacrificio compiuto volontariamente ed espressamente per te, ed affida a Lui la tua vita. 


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