mercoledì 27 aprile 2011

La dottrina del Purgatorio: realtà o invenzione?



Per concludere la sezione “Vita dopo la morte” non ci resta che parlare del Purgatorio, che secondo la religione “ufficiale” indicherebbe un luogo di purificazione successivo alla morte, che consentirebbe l’accesso al cielo anche ai “quasi” buoni, grazie ad un percorso di sofferenze e alle preghiere di intercessione dei vivi. Un luogo in cui il peccato viene cancellato in cambio di un periodo, più o meno lungo, di pene “riparatrici”, prima di poter entrare a pieno titolo in Paradiso. Senza dubbio, una soluzione di questo genere induce una sorta di consolazione rispetto alla propria condizione, dal momento che anche se l'uomo non dovesse vivere una vita secondo i canoni di Dio, Dio si dimostrerà  comunque tollerante in cambio di qualche patimento.  
Ma quanto c’è di vero di tutto questo?


REALTA’ O INVENZIONE?
E’ opportuno dichiarare subito con fermezza che questa dottrina è solamente frutto dell’invenzione umana. Basti considerare che fa la sua comparsa nel mondo religioso dopo ben mille anni dal cristianesimo proclamato da Gesù e dagli apostoli, e soprattutto che la Bibbia non fa mai menzione né del termine Purgatorio, né tantomeno di un simile concetto.
La Bibbia non fa mai riferimento ad una “via di mezzo”, anzi si può dire che il Nuovo Testamento riconosca solamente due classi di persone: i salvati ed i non salvati. Il destino eterno di ogni uomo viene determinato finché egli è in vita: la morte infatti chiude il periodo di opportunità, e ad essa segue il giusto giudizio di Dio.
Durante il corso della sua esistenza l’uomo ha la possibilità di incontrare la meravigliosa grazia di Dio, il “lasciapassare” per il Cielo, che già sulla Terra lo purifica dal peccato.


LA BIBBIA DICE…
Non solo la dottrina del Purgatorio non è presente nelle Sacre Scritture, ma addirittura si pone in aperto contrasto con esse. Infatti, nel purgatorio è l’uomo a purificare il proprio peccato, pagandolo con la propria sofferenza, ma la Bibbia sostiene che l’unica cosa che è in grado di cancellare il peccato è l’opera di Gesù Cristo alla croce, un’opera necessaria e sufficiente a trasformare il peccatore perduto in peccatore salvato.

"Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio." (Efesini 2:8)

"Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di Lui salvati dall'ira." (Romani 5:9)

"...sono gratuitamente giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù." (Romani 3:24)

"...una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio." (Ebrei 9:26)

"…Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1)

“…ma nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto.” (Salmi 49:7)

Questi sono solamente alcuni dei tanti passaggi della Bibbia che dimostrano, in maniera assolutamente chiara, che la salvezza si ottiene per la grazia che si riceve grazie al sacrificio di Gesù Cristo, e nessun sacrificio umano è in grado di coprire la gravità del peccato


Concludendo, la dottrina del Purgatorio non trova nessun riscontro nelle Sacre Scritture, anzi costituisce un pericoloso inganno per tutti coloro che si appoggiano su di essa. Sebbene gli uomini cerchino una via “secondaria” per il Paradiso, la Bibbia ci ricorda che solamente l’incontro diretto, reale e concreto con Dio, realizzato durante la vita terrena costituisce la via certa e sicura per giungere al Cielo. Dopotutto, se fosse stato sufficiente un sacrificio umano, per quale motivo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, sarebbe dovuto morire sulla croce?



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venerdì 15 aprile 2011

Esiste davvero l'inferno?



Se è vero che parlare di Paradiso e credere in esso è relativamente semplice, in quanto nell’immaginario comune rappresenta una idea sostanzialmente piacevole, è altrettanto vero che a causa della sua terribile natura, l’inferno è un soggetto al quale ci si allontana istintivamente. L’inferno è una delle dottrine più aggirate da parte di tutte le religioni, comprese quelle “cristiane”. Chi sostiene che l’inferno non esiste (annichilazionismo), altri che ritengono che Dio sia troppo buono per condannarvi l’essere umano (universalismo), altri ancora che considerano l’inferno come un luogo destinato solo alle persone veramente cattive (solitamente ladri ed assassini). Tuttavia la Bibbia ci dichiara con certezza che esso esiste e deve essere affrontato, perché rappresenta una verità incontrovertibile della rivelazione divina.

UNA VISIONE DANTESCA
Se chiedessimo quale sia la prima immagine che suscita alla mente il termine inferno, molti probabilmente risponderebbero qualcosa del genere: un luogo infuocato, diviso per “gironi” secondo i peccati commessi in vita, con la figura del diavolo, padrone di “casa”, con tanto di corna e forcone.
Effettivamente il concetto comune di inferno, nella nostra società, è molto influenzato dalla visione medievale, fortemente sottolineata dalla celeberrima opera di Dante Alighieri.
Tuttavia, sebbene l’inferno sia veramente un luogo di estrema sofferenza, la reale e più atroce punizione non saranno le “fiamme”, ma l’eterna ed irrimediabile separazione da Dio, il Creatore dell’uomo.
La Bibbia sostiene che in tale luogo, come per il Paradiso, la persona manterrà perfettamente la consapevolezza della propria identità. A tal proposito Gesù, nel vangelo di Luca, racconta una storia davvero emblematica, nella quale due uomini muoiono e seguono destini diversi: l’uno nel Paradiso e l’altro… “viveva nei tormenti”. Ancora viene definito come un luogo dove ci sarà “il pianto e lo stridore dei denti”, “di eterna infamia” e di “tormento giorno e notte”.
Per attenuare la reale e spaventosa realtà dell’inferno, osserviamo spesso intorno a noi diversi messaggi trasmessi dai mass media, i quali propongono un’immagine del Paradiso quasi “noiosa” contrapposta ad un inferno paradossalmente…divertente! Questo è semplicemente un terribile inganno, una devastante storpiatura.
L’inferno esiste, e non sarà certo sufficiente limitarsi a non credervi per evitarlo.

PERCHE’
Desideri un Dio giusto? Chi risponderebbe di no a questa domanda! Certo, ogni uomo desidera un Dio che sia giusto. Ed in effetti Dio è giusto, ma proprio la sua giustizia potrebbe essere, anche per te, un grosso problema.
Infatti, l’obiezione che più comunemente viene sollevata a riguardo della realtà dell’inferno è come sia possibile che Dio, che è amore, condanni l’uomo ad una simile condizione per l’eternità. Coloro che ragionano in questo modo non considerano che non può esistere un amore perfetto senza una giustizia perfetta. Non è Dio ad essere “crudele” verso l’uomo, è l’uomo che per sua libera scelta decide quale porta dell’eternità aprire. Anzi, per tutto l’arco della vita di un essere umano il Signore tenta in ogni modo di avvisarlo del pericolo e di portarlo sulla strada che conduce al cielo; ma Dio, che non viola la libertà che Lui stesso ha donato all’uomo, non lo costringerà mai a scegliere un percorso contro la sua volontà. Nella Bibbia è scritto che Dio dice all’uomo: “Io ho posto davanti a te la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva” (Deut. 30:19). L’amore del Creatore viaggia assieme alla sua giustizia, e la scelta spetta all’essere umano; la scelta spetta a te.

Cosa farai adesso? Non puoi sapere quanto durerà la tua vita, ed anche oggi Dio ti pone davanti la via della vita e la via della morte. Non puoi non scegliere, e nemmeno rimandare. Se scegli di intraprendere la via che porta al cielo, sappi che non sarà semplice, ma ne varrà la pena per l’eternità. Puoi invece optare per la soluzione più comoda, fingendo di non aver letto nulla e continuando “normalmente” la tua esistenza; questa è certamente una via “larga” e facile da percorrere, ma che ti porterà inevitabilmente in un luogo di sofferenze eterne e di insaziabile lontananza da Dio, il principio ed il senso della vita.
Trovarsi in quella condizione non sarà il risultato della “crudeltà” di Dio, ma la naturale conseguenza della tua scelta di oggi.
Oggi Gesù ti invita: “Entrate per la porta stretta, poiché la porta è larga e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e difficile la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Mat. 7:13-14)


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mercoledì 6 aprile 2011

Esiste davvero il Paradiso?


La storia delle religioni rivela il fatto che l’anima umana crede istintivamente all’esistenza di un luogo come il cielo. E questo istinto è stato innestato nell’anima da Dio stesso, il creatore di tutti gli istinti umani.
Ancora oggi non è difficile incontrare persone che credono nell’esistenza di un luogo di pace e serenità realizzabile nella vita dopo la morte. Credere nel Paradiso infatti non è difficile; anzi, molte volte è rassicurante. Il pensiero che i nostri cari che sono morti siano in realtà vivi e felici è certamente di grande conforto.
Tuttavia, non possiamo limitarci a credere nel Paradiso come un farmaco che rilassa la coscienza, perché il Dio che ha progettato questo luogo meraviglioso per l’uomo, è lo stesso Dio che ha anche stabilito le “regole” per potervi accedere. Queste regole sono contenute in quello che potremmo considerare il Manuale di Istruzioni della Vita: la Bibbia.

DESTINAZIONE PARADISO?

E’ molto diffusa l’errata convinzione che la maggior parte degli essere umani, che “in fondo” sono buoni, siano destinati al Paradiso. Tuttavia, per quanto idilliaca possa apparire questa visione delle cose, la Bibbia afferma chiaramente che il Paradiso non è per tutti, e l’essere buoni non è il requisito fondamentale di accesso.
L’uomo è stato creato da Dio per conoscerLo, amarLo e servirLo nel mondo presente e per goderLo in eterno nel mondo a venire. Nel momento in cui l’uomo, nell’arco di tutta la sua vita, dovesse fallire questo bersaglio, non riconoscendo quindi che nell’incontro personale con Dio risiede lo scopo stesso dell’esistenza, non troverà aperte le porte della “Casa del Padre”.
Non saranno gli appartenenti all’una o all’altra religione ad ereditare il Regno dei Cieli, ma saranno coloro che, sulla Terra, avranno sperimentato la meravigliosa, universale e gratuita Grazia di Dio.
Saranno coloro che davanti al pensiero del sacrificio di Cristo, sperimenteranno un profondo pentimento per il proprio peccato ed una reale conversione, vivendo un’esistenza caratterizzata dall’amore per Dio e per la sua Parola. Saranno coloro che avranno ricevuto Gesù Cristo come personale Signore e Salvatore, diventando così figli di Dio, eredi della vita eterna.
E così il vero cristiano, durante la sua vita terrena, sperimenta per fede la presenza del Dio invisibile, ma nella vita a venire questa esperienza di fede diventerà una realtà: egli vedrà Dio a faccia a faccia, come Egli è.

COSA ASPETTARSI
Vi sono delle persone che sembrano non avere interesse per il Cielo, perché lo concepiscono come un luogo di inattività, dove delle figure eterne passano il tempo strimpellando l’arpa. La Bibbia afferma che coloro che erediteranno il Regno dei Cieli dovranno darsi da fare! Colui che mise l’uomo nel primo paradiso terrestre con l’ordine di averne cura, non lo lascerà sicuramente inattivo nel secondo paradiso.
Per quanto invece come sarà quel luogo, nessun linguaggio umano può descrivere la maestosità e la gloria della vita a venire.
Se fosse esistito un minatore che fosse nato, fosse vissuto, avesse lavorato e fosse morto a 300 metri di profondità sotto la superficie della terra, sarebbe rimasto sbalordito alla descrizione degli alberi verdi, dei fiori, dei ruscelli, degli animali, delle montagne o del cielo stellato; egli non avrebbe potuto nemmeno immaginare quello che gli sarebbe stato descritto, perché i suoi occhi non lo hanno visto, le sue orecchie non lo hanno udito e non sarebbe stato quindi possibile per la sua mente concepirlo.
Nonostante questa impossibilità del credente di comprendere appieno cosa lo aspetti, la Bibbia ci presenta alcune meravigliose caratteristiche del Paradiso:
-          Un luogo di SPLENDORE: La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l'Agnello è la sua lampada. (Ap. 21:23)
-          Un luogo di RIPOSO: Sí, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono. (Ap. 14:13)
-          Un luogo di CONOSCENZA: Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente (1 Cor. 13:12)
-          Un luogo di SERVIZIO: Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio. (Ap. 7:15)
-          Un luogo di GIOIA: Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà piú la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate. (Ap 21:4)
-          Un luogo di COMUNIONE CON GESU’: Siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore. (2 Cor. 5:8)


Caro amico/a tu sei libero di scegliere se credere o meno nel Paradiso, sei libero di credere che il Paradiso sia per quasi tutti coloro che, in sostanza, sono “buoni”; tuttavia, il semplice fatto che tu lo creda non cambierà quella che è la realtà della Parola di Dio. Il Paradiso è una promessa anche per te, ma c’è una sola via che può condurti fino ad esso:

Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via". Tommaso gli disse: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?" Gesú gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Evangelo di Giovanni 14:2-6)



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giovedì 24 marzo 2011

Come mai ad alcuni la lettura della Bibbia non ha nessun effetto, mentre ad altri trasforma la vita?



Una condizione fondamentale per una proficua lettura della Bibbia è l’assenza di pregiudizi. Soltanto con questa attitudine è possibile veramente ascoltare ciò che la Sacra Scrittura rivela all’individuo della volontà di Dio. Durante la sua vita sulla Terra, Gesù si rivolse ai religiosi e disse “Voi investigate le Scritture perché pensate di avere la vita eterna per mezzo di esse, ed esse rendono testimonianza di me; eppure non volete venire a me per avere la vita” (Vangelo di Giovanni, 5:39-40). Come mai una ricerca tanto accurata come quella dei religiosi e dei teologi del tempo di Gesù non produsse in loro una vera conversione? Perché leggevano le Scritture con un approccio errato, non riconoscendo Gesù Cristo, il quale è la chiave per comprenderne il significato. Il loro atteggiamento era sbagliato, come quello di coloro che al giorno d’oggi si avvicinano alle Scritture con spirito critico, cercando di aderire a varie correnti teologiche oppure di propugnare le loro soggettive teorie sulle Scritture.

IL CATTIVO USO DELLA BIBBIA

Indubbiamente, la Bibbia rimane il “best seller” mondiale, ed anche in Italia la sua diffusione è divenuta notevole nelle varie edizioni, traduzioni, versioni, parafrasi eppure, nonostante tutto, continua a rimanere uno dei libri meno conosciuti, del quale spesso ne viene fatto un cattivo uso. Di conseguenza, l’errata attitudine verso la Bibbia non produce quei risultati benefici che avrebbe nei cuori dei lettori se venisse accettata come ispirata Parola di Dio.

-          LA BIBBIA “SOPRAMMOBILE”: quante persone posseggono una rara edizione della Bibbia, magari una sua riproduzione artistica del 1400, che fa bella mostra di sé nella biblioteca di famiglia, dando così un tono dignitoso e religioso all’ambiente. Ma nulla di più, non viene mai letta, anche perché è così scomoda, in più volumi di formato così ingombrante. Essa serve solo a far capire agli ospiti che si trovano tra gente per bene
-          LA BIBBIA “TALISMANO”: altri considerano la Bibbia come un feticcio, un portafortuna che possiede qualche potere contro la sorte avversa, i pericoli e la morte. Questa attitudine è simile a quella che si ha nei confronti di vari amuleti che la gente superstiziosa crede abbiano un potere magico. Il libro in sé, fatto di carta più o meno costosa, con la copertina in pelle o ricoperta di cartone non ha nessuna “forza”; è il contenuto che se letto, accettato, creduto ed ubbidito quale Parola di Dio può essere di beneficio a tutti coloro che credono
-          LA BIBBIA “TRANQUILLANTE”: altri arrivano ad utilizzare la Bibbia come un analgesico, per calmare gli effetti della malattia, ma non per curarne le cause.
-          LA BIBBIA “PROTESI”: quando il Libro sacro viene utilizzato come supporto artificiale alle proprie tesi, teorie e persino eresie. Qualcuno ha affermato “tanti usano la Bibbia come un ubriaco usa un lampione: per sostegno, e non per luce”.


IL BUON USO DELLA BIBBIA
Esiste, infine, il metodo giusto per una lettura corretta della Bibbia. Gesù spiegò ai due discepoli sulla via di Emmaus le Sacre Scritture ed essi videro la Bibbia in modo assolutamente nuovo; l’incontro con Cristo e con la Bibbia diede loro nuova speranza e nuova fiducia in quei momenti di difficoltà che si trovavano ad affrontare. I discepoli scoprirono la potenza della Bibbia, mentre Gesù la spiegava loro, a differenza dei religiosi loro contemporanei, i quali non furono condotti a Cristo dalle Scritture.

-          LA BIBBIA: RIVELAZIONE. LA Bibbia rivela Dio stesso ed il Suo programma di salvezza per mezzo di un unico Salvatore: Gesù Cristo. Lo scopo della Bibbia è quello di far conoscere la verità e di rivelare la salvezza in Gesù.
-          LA BIBBIA: PREVENZIONE. La Bibbia, se usata per lo scopo per il quale Dio l’ha data, serve ad evitare il male. Infatti il piano di Dio è anche quello di avvertire l’individuo sulle conseguenze del peccato e fornire una “cura preventiva”;


Gesù Cristo è l’incarnazione stessa della Parola di Dio, la Bibbia. Solamente Lui è la “chiave di lettura” delle Sacre Scritture: accostati alla lettura della Bibbia cercando in essa la profondità dell’amore di Dio e del suo piano di salvezza; ed allora anche tu, come i discepoli sulla via di Emmaus potrai affermare: “Non ardeva il nostro cuore mentre Lui ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?” (Luca 24:32)


 
Liberamente tratto da "A Domanda Riponde", F. Toppi, Edizioni ADI-Media, pagg. 93-98

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martedì 8 marzo 2011

Cos'è il peccato?



Per alcuni non è altro che un concetto medievale, che aveva lo scopo di incutere timore nei fedeli. Molti ritengono che il peccato sia una condizione relativamente naturale dell’essere umano e di conseguenza, non poi così grave; altri ancora hanno limitato e classificato il peccato agli atti dell’omicidio e del furto, giustificandosi con espressioni tipo “Io non sono un peccatore: non uccido e non rubo!”.
Anche se nel corso della storia l’essere umano ha creato delle definizioni o adottato dei punti di vista per “diluire” la gravità del peccato al fine di giustificare le proprie coscienze, di fatto questa realtà non cambia davanti a Dio, il Signore, il quale non è certamente influenzabile dalle variabili opinioni dell’uomo.

LA DEFINIZIONE

Per definire il male, la Bibbia usa una grande varietà di termini, i quali ci insegnano molto sulla sua natura. La parola più comunemente utilizzata per il peccato significa letteralmente “fallire il bersaglio”; come un arciere inesperto, che scocca la freccia, ma sbaglia la mira. Allo stesso modo il peccatore fallisce il vero scopo dell’esistenza. Potrebbe essere definito come disubbidienza, caduta, errore, ma la definizione che meglio chiarisce il concetto è quella data dall’apostolo Giovanni, il quale lo presenta come “la violazione della legge di Dio”. Il problema non cambia se tale violazione avviene per una omissione (negligenza nel compiere la Legge) o per una azione (atto proibito dalla Legge).  Infatti Dio, il Creatore, ha dato alla sua creatura un “codice di comportamento”, e come un reato è una violazione della legge dello Stato per i cittadini, allo stesso modo il peccato è la violazione della Legge di Dio per l’uomo.

L’UNIVERSALITA’
Non esiste, davanti a Dio ed alla Sua legge, nessun uomo che sia privo di peccato. La Bibbia sostiene chiaramente questo concetto “Tutti hanno peccato, e sono privi della gloria di Dio” (Rom. 3:23). Infatti, dal primo peccato commesso da Adamo, l’uomo ha ereditato una naturale tendenza e inclinazione alla condotta malvagia, tanto che finché vive lontano da Dio né è completamente immerso. Non esistono quindi “grandi” peccati o “piccoli” peccati, ma come una piccola macchia rende un vestito sporco, allo stesso modo qualsiasi peccato, grande o piccolo che sia, rende l’uomo peccatore.
Dopotutto, in fondo, ogni persona è pienamente consapevole di questa realtà: immagina per un istante che la tua vita fosse stata registrata in ogni momento, anche quelli che nasconderesti a chiunque, e che ogni tuo pensiero fosse stato scritto: come ti sentiresti se tutti ne venissero a conoscenza? Tu sai bene di essere un peccatore, e per quanto puoi giustificarti davanti agli uomini, non puoi nasconderti davanti a Dio.

LE CONSEGUENZE

Se un padre proibisce al giovane figlio di fumare ed il ragazzo disubbidisce si verificheranno due reazioni: da una parte le conseguenze dannose del fumo, dall’altra la punizione per la disubbidienza. Allo stesso modo il peccato ha sia delle conseguenze disastrose per l’anima di chi lo commette, oltre che attirare inevitabilmente la condanna di Dio per la disubbidienza.
Le conseguenze del peccato si traducono in una esistenza lontana dalla presenza e dalla benedizione di Dio, che la Bibbia definisce come “morte spirituale”, che si caratterizza come una “mancanza di senso”. In questa condizione l’uomo vive una sopravvivenza contrassegnata dall’incertezza sullo scopo della vita, da timori riguardo al futuro e soprattutto dalla paura della morte e dei suoi effetti. Oltre a tutto questo, il peccato porta ad una conseguenza ben più grave: l’eterna separazione da Dio, generalmente conosciuto come inferno. E’ una punizione certa ed inappellabile, terribile ed eterna, che spetterà a coloro che non avranno abbandonato il loro peccato, confidando nel sacrificio di Gesù Cristo.


Se è vero che le conseguenze del peccato sono disastrose, è altrettanto vero che la Grazia di Dio viene incontro all’uomo che si pente. Se il peccato porta alla morte spirituale e alla morte eterna, è ancora più vero che il Signore propone vita, e vita in esuberanza.
Non sottovalutare la pericolosità di questa condizione. La Bibbia dice che lo Spirito Santo è in grado di convincere l'uomo della realtà del proprio peccato: permettigli di “lavorare” in te, e scoprirai che se confesserai a Dio i tuoi errori, grazie al sacrificio compiuto da Gesù per te sulla croce, otterrai la pace, la gioia e la certezza che provengono solo dalla riconciliazione tra uomo e Dio. 


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sabato 26 febbraio 2011

Qual è il modo migliore per avvicinarsi alla lettura della Bibbia?



La domanda potrebbe apparire banale, ma in realtà è di fondamentale importanza. Molti infatti si rivolgono alla Bibbia come se dovessero leggere un romanzo, dimenticandosi che essa non è un semplice libro, ma “il libro” per eccellenza. Occorre quindi avvicinarsi alla Bibbia con una attitudine di fede, allora essa rivelerà quanto non conosciamo, ci eleverà, ci allontanerà dai dubbi più atroci, ci aiuterà a comprendere meglio noi stessi e il prossimo, ci aprirà nuovi orizzonti e ci farà vivere una vita migliore.

UN METODO VALIDO

Chi legge la Bibbia con una giusta attitudine scoprirà che non potrà farne più a meno, perché essa diventa “il pane della vita”. Perciò occorre:

     a)      Procurarsi una Bibbia scritta a caratteri grandi per una facile lettura, e in un linguaggio moderno. Molti infatti, nell’avvicinarsi alla lettura della Bibbia, riscontrano il problema di dover leggere da dei grossi volumi, pesanti, pieni di immagini e scritti con parole arcaiche. Non tutte le Bibbia sono così: esistono versioni “maneggevoli”, accurate e aggiornate al linguaggio contemporaneo. (Puoi richiederne una gratuitamente QUI);
b)      Stabilire un periodo ben definito di ogni giorno da dedicare alla lettura della Bibbia, da considerare come appuntamento quotidiano con Dio ed al quale non si può mancare;
c)       Leggere la Parola di Dio per il proprio sviluppo spirituale, ricordando che quanto si legge è il consiglio diretto ed immediato di Dio. In questo modo avremo la risposta ai problemi della nostra esistenza, anche i più intimi;
d)      Leggere con attenzione, chiedendosi: “Cosa vuole dirmi il Signore? Questo passo biblico cosa mi insegna?” Se saremo disposti ad imparare, Dio ci istruirà;
e)      Non leggere frettolosamente, cercando invece di immedesimarsi nell’evento biblico che si legge. Bisogna sempre ricordare che eventi e personaggi non sono miti né leggende o frutto della fantasia umana, per questo le esperienze bibliche sono una lezione sempre valida per ogni lettore.

DA DOVE COMINCIARE?
La Bibbia non deve essere letta come qualsiasi altro libro e cioè dal principio alla fine. La Bibbia è come una biblioteca, la biblioteca divina, nel quale si può cercare ciò che occorre. Il termine “Bibbia” significa letteralmente “i libri” ed infatti essa non è un libro, ma un insieme di 66 libri. A molti piacciono le biografie, e le Sacre Scritture ne sono piene. I personaggi descritti non sono mitizzati, ma presentati al naturale, per quello che erano, pregi e difetti. Ci sono storie avventurose come quelle di Mosè o Giuseppe, storie romantiche come quella di Ruth o Giacobbe. Se invece si amano le poesie, il libro più lungo della Bibbia, il libro dei Salmi, è tutto in poesia. Ancora, il libro dei Proverbi è una guida eccezionale per ogni aspetto ed attività della vita, e così via fino al Nuovo Testamento.

RIVOLGERSI AL NUOVO TESTAMENTO

Oltre che in 66 libri, la Bibbia si suddivide in due grandi sezioni: l’Antico ed il Nuovo Testamento. Il secondo gruppo parte con la nascita di Gesù, ed è quindi consigliabile partire nella lettura della Bibbia proprio dal Nuovo Testamento perché narra di eventi più vicini a noi; anche perché, come abbiamo detto, non è necessario leggere la Bibbia dall’inizio. Il libro di Marco potrebbe essere uno dei più indicati per iniziare questa lettura. Egli chiama il suo libro “Evangelo” che significa “Buona Notizia”. L’intero libro potrebbe essere letto in breve tempo e fornisce un resoconto sintetico della vita terrena del Salvatore. I vangeli di Matteo e di Luca aggiungono molti altri dettagli ed affascinanti episodi a quelli già descritti da Marco; come la nascita di Gesù o le penetranti parole dell’incomparabile Sermone sulla montagna. Nessuno ha mai superato Gesù come narratore. In Luca troviamo scritti alcuni dei suoi più bei racconti (le parabole), che sono episodi di vita quotidiana che hanno una applicazione spirituale ed eterna. Tra le più belle (e più note) ricordiamo ad esempio quella del Figlio Prodigo e del Buon Samaritano. Nel Vangelo di Giovanni viene narrata nel dettaglio la passione e la resurrezione di Gesù; quest’ultimo evangelo potrebbe essere considerato il cardine del messaggio di Cristo all’umanità, che si riassume nel verso 16 del capitolo 3 “Poiché Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unico Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”.  

La persone cercano costantemente risposte ai problemi ed agli interrogativi della vita. La Bibbia ha la risposta; Gesù Cristo è la risposta. Prendi anche tu l'impegno di leggere la Bibbia con la giusta attitudine, e scoprirai che Dio ha qualcosa da dire proprio a te.

(LIBERAMENTE tratto da "A Domanda Risponde", F. Toppi, Ediz. ADI-Media)





sabato 19 febbraio 2011

Che colpa posso avere io se non ho fede?



Molte volte sentiamo ripetere questa frase da persone che ascoltano il messaggio dell’Evangelo, ma che poi, alla fine, sollevano questo problema. Considerando questa domanda, verrebbe da pensare che l’intera umanità sia stata suddivisa “a priori” in persone in grado di credere ed altre no. Qualcuno sarebbe venuto al mondo con la “fortuna” particolare di possedere la fede, ed opposti a questo gruppo di “eletti” vi sarebbero tutti gli altri, sfortunati, che apparterrebbero a quella maggioranza di “esclusi”. In realtà questa visione è solamente un alibi, una scusa, che serve a mimetizzare una indifferenza o magari, in altri casi, l’orgoglio di coloro che preferiscono non ritenersi impegnati. Questa idea infatti, è totalmente estranea all’Iddio Creatore e Salvatore dell’uomo.

LA FEDE NATURALE

Nessun individuo è venuto al mondo senza la capacità di riporre la sua fiducia in se stesso, in qualcosa o in qualcuno. Gli atti più consuetudinari dell’esistenza sono fondati proprio su questo genere di fiducia: la “fede naturale”. Prima ancora di alzarsi dal letto al mattino a nessuno sorge il dubbio che il pavimento crollerà sotto i suoi piedi. Uscendo per recarsi a scuola, in ufficio, al lavoro, nessuno, prendendo l’autobus sotto casa, si domanda se l’autista è veramente abilitato e capace di condurre il veicolo. Nessuno si permette di chiedergli di mostrare la patente di guida, eppure, molto probabilmente, è un perfetto sconosciuto. Ogni atto, dal più insignificante al più importante della nostra vita è fondato su questa “fiducia innata”: la fede naturale.
Come mai, poi, per quanto riguarda Dio e l’eternità, Cristo ed il perdono dei peccati, molti affermano “Non ho fede”? La stessa fiducia naturale che si possiede per molti aspetti dell’esistenza quotidiana, va esercitata per le cose eterne e allora si scoprirà che Dio non ha riguardo alla qualità delle persone.

LA FEDE DONO DI DIO
Quando questa “fede naturale” si manifesta per alimentare la fiducia nelle promesse divine, allora si compie il miracolo. La Bibbia afferma che “La fede viene dall’ascolto, dall’ascolto che si ha per mezzo della parola di Cristo” (Romani 10:17). La parola di Cristo non è altro che la “Buona Notizia”, vale a dire che Dio ti accetta attraverso l’opera di Gesù Cristo sulla croce. Infatti, mentre si ascolta la predicazione dell’Evangelo e si esercita la “fiducia innata”, per accettare la logica dell’annuncio della misericordia divina (che supera ogni intelligenza), Dio interviene per lo Spirito Santo, donando il dono della fede e della grazia.
E’ per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; è ciò non viene da voi; è il dono di Dio” (Efesini 2:8). Da quel momento si stabilisce un rapporto nuovo tra lui e Dio, per mezzo di Gesù Cristo; senza sforzo, “naturalmente”, si accetta la Parola di Dio, si crede nelle Sue promesse. Come non mettiamo il dubbio che l’autista dell’autobus ci condurrà fino a destinazione, ancora più serenamente e con certezza crediamo che Gesù, il quale è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra riconciliazione davanti a Dio, si prenderà cura di noi quotidianamente.

GLI OSTACOLI PSICOLOGICI

Alcuni pensano che la “fede” sia qualcosa di tanto arduo da raggiungere, da dover essere acquisita gradatamente, con studi teologici profondi e prolungati. Lo studio arido delle discipline religiose non produce la fede; essa è miracolosamente prodotta dalla Parola di Dio. Basta leggere i Vangeli per scoprire questa grande verità. Uomini e donne di ogni estrazione etnica, sociale e religiosa, nel momento in cui si sono trovati alla presenza di Gesù hanno riposto quella “fiducia innata” che ben presto si è trasformata in “fede operante”. Alcuni pensano che non riusciranno mai ad avere fede, è uno sforzo troppo grande e ne sono incapaci; ma la fede è data liberamente da Dio, è un suo dono, che può essere sperimentato nel momento in cui ci apriamo ad un rapporto personale con Cristo.
Altri affermano che è necessaria tanta fede e loro, invece, non né hanno a sufficienza. Così facendo dimenticano la parole di Gesù “Se avete fede quanto un granello di senape...niente vi sarà impossibile” (Matteo 17:20). Il granello di senape è il più piccolo di tutti i semi e quindi Cristo, con questa similitudine, vuole incoraggiare e sottolineare che non è necessaria una “montagna di fede”.


Nella concezione comune, un dono, un regalo, è sempre legato ad un merito. Sin da piccoli ogni regalo era sempre la ricompense di una buona azione, ma in realtà dono e premio non sono sinonimi. Il dono è un regalo gratuito ed immeritato, mentre il premio è una ricompensa che si concede come riconoscimento di un merito. La fede non è un premio, ma un dono; e quindi chiunque può essere il destinatario di questo regalo divino, se soltanto si dispone ad accettarlo.

(Liberamente tratto da "A domanda risponde", F.Toppi, edizioni ADI-Media)

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